“Chi punta ad avere un suo vino in carta da Eleven Madison Park a New York non può non essere presente in Italia da Cracco o Cannavacciuolo. Il cliente di fascia alta è lo stesso, in tutto il mondo”. La copertura del mercato domestico resta un passaggio chiave, sostiene Luca Cuzziol, per creare la brand reputation nel circuito degli stellati Michelin ed è per questa ragione che la sua azienda, una delle ultime in grado di garantire una distribuzione capillare dei vini nel circuito horeca con poco meno di cento agenti in Italia, presenta conti in crescita pur operando in un mercato statico e complicato.
Cuzziol Grandi Vini, realtà controllata al 75% da Cuzziol spa e per il restante 25% da Luciano Benetton e dalla casa spumantistica francese Bruno Paillard, ha chiuso il 2016 a 11,3 milioni di euro, con un aumento del 22,7% anno su anno, mentre a livello consolidato il giro d’affari dell’ultimo esercizio si attesta a 20,9 milioni contro i 18,7 circa del 2015. Il gruppo Cuzziol punta quest’anno a crescere di un ulteriore 10% per arrivare attorno ai 23 milioni di ricavi. Vendite a parte, l’azienda veneta è riuscita a raddoppiare gli utili e a rafforzare le logiche di partnership con le cantine che si rivolgono alla sua rete distributiva, posizionata per metà in Italia e per il restante 50% all’estero. Il core business di Cuzziol, che ha in portafoglio 29 produttori italiani e 42 esteri tutti in esclusiva, è la ristorazione, che incide per il 90% sul consolidato, mentre il restante 10% si divide tra enoteche (6%) e Gdo, quest’ultima poco incisiva per ragioni di prezzo medio largamente inferiore a quello praticato dal distributore di Santa Lucia di Piave (Treviso), che ha scelto un posizionamento piuttosto alto. Su 1,2 milioni di bottiglie vendute lo scorso anno, circa 330 mila erano di Prosecco e 70 mila di Franciacorta.
“Alle aziende chiediamo l’esclusiva – sottolinea l’imprenditore – perché non operiamo come faceva il ‘vecchio’ grossista, che puntava a vendere ovunque senza tener conto del livello della sua clientela. Contribuiamo invece al processo di creazione del brand, sostenendo aziende che non avrebbero le risorse da investire in attività di marketing, comunicazione e pubbliche relazioni. Di alcune realtà gestiamo anche le attività di social network”.
In prospettiva, dopo aver seguito e coltivato la crescita del Prosecco, Cuzziol sembra pronto a scommettere sui vini siciliani. “Cinque anni fa abbiamo creduto sulle possibilità di affermazione dell’Etna e i risultati ci hanno dato ragione. Ora siamo concentrati su un’altra doc siciliana, Faro (zona Messina, ndr), ma come azienda pensiamo che ci possa essere un forte sviluppo anche in Calabria per una serie di vitigni autoctoni, nelle Marche per il Verdicchio e per molto bianchi del Friuli Venezia Giulia la cui riscossa potrebbe arrivare a discapito dei prodotti dell’Alto Adige, zona cresciuta eccessivamente di prezzo e standardizzando la qualità dei suoi prodotti. In generale, occorre credere in aziende pienamente rappresentative del loro territorio, tenendo presente che il cambiamento climatico in atto porterà nel mercato sempre più vini bianchi e sempre meno rossi”.