La scelta di seguire solo il mercato horeca ha sempre premiato Cusumano, soprattutto in termini di marginalità (il rapporto ebitda/fatturato nel 2018 fu superiore al 37%). E prima del Covid, anche per quanto riguarda i ricavi. “Eravamo in crescita del 12%, poi purtroppo il giro d’affari si è azzerato”, racconta Diego Cusumano, a capo dell’azienda con il fratello Alberto. A giugno però la situazione è migliorata. “Un mese piuttosto buono, in particolare nel centro-sud Italia, mentre al nord è continuata la cautela. Diversi ristoratori hanno paura che un ritorno del contagio possa nuovamente determinare una chiusura delle loro attività, di conseguenza non fanno scorte”.
L’azienda di Partinico non ha cambiato strategia commerciale. Il fuori casa resta il canale d’elezione, perché la grande distribuzione non è premiante e verso l’online Diego Cusumano dimostra una certa freddezza. “I consumi – precisa – stanno ripartendo e noi stiamo tornando pian piano ai livelli precedenti. Dipende dalle zone. Al sud il contagio è stato marginale e pur mancando il turismo internazionale, a cominciare dalla Sicilia, la gente è tornata al ristorante. A Roma, invece, i consumi si sono spostati dal centro ai quartieri, perché gli hotel sono ancora chiusi e perché il turismo è fermo. Il governo dovrebbe aiutare seriamente il settore della ristorazione, dando la possibilità ai nostri clienti di ottenere finanziamenti a lungo termine e con tassi bassi, perché ci vorranno vent’anni perché il dramma del 2020 possa essere superato”. Quanto alla Sicilia, l’imprenditore afferma: “Perché riparta il turismo, deve ripartire il traffico aereo. Bisognerebbe prolungare in tutta l’isola la stagione turistica, tentando di recuperare a ottobre, e anche oltre, le perdite di giugno/luglio”.
Cusumano ha chiuso il 2019 con circa 17 milioni di ricavi, consolidando una crescita sana nel corso degli anni. “Non ci interessano i balzi quantitativi, la nostra missione è quella di valorizzare le differenze territoriali delle tenute siciliane”, ribadisce Diego Cusumano. L’Italia assicura il 45% del fatturato complessive, e in prospettiva dovrebbe ridurre la propria quota al 30% per effetto della maggiore crescita all’estero. “Ma l’Italia resterà il nostro mercato d’elezione, perché chi ci compra all’estero deve trovarci nella ristorazione italiana, quando viene a visitare il nostro Paese. E perché i ristoratori italiani sono i primi ambasciatori dei nostri vini”.
L’ultimo vino presentato da Cusumano è Salealto, frutto di tre anni di lavoro e di ricerca portati avanti nella tenuta di Ficuzza, nel territorio montuoso di Piana degli Albanesi. Il lancio era previsto per Vinitaly, è stato fatto invece tramite Zoom. Intanto l’azienda sta completando i lavori nella tenuta in Etna, dove è arrivata a 43 ettari di proprietà e che è stata l’ultimo tassello di una serie di investimenti che ha portato Cusumano a disporre di 540 ettari di proprietà. Nel 2013 la famiglia Cusumano ha creato Alta Mora, racchiudendo sotto un unico nuovo marchio le contrade di Guardiola, Pietramarina, Verzella, Feudo di Mezzo e Solicchiata sull’Etna. Il gruppo produce circa 2,7 milioni di bottiglie l’anno, a seconda della generosità dell’annata. “Abbiamo rese piuttosto basse, ma la resa bassa è la base della nostra qualità”, conclude Diego Cusumano.