Il contributo di Silvana Ballotta, CEO di Business Strategies, è risultato importante per la riuscita del Wine Business Forum e non solo in quanto moderatrice del tavolo dedicato all’internazionalizzazione (con Augusto Cremonini di Inalca Food & Beverage), ma anche per il coinvolgimento, da lei favorito, di alcuni stakeholders determinanti nel mondo del vino. Un’adesione, quella registrata all’appuntamento di Palazzo Bovara, massiccia e tutt’altro che scontata, se si pensa alle divisioni che caratterizzano il vino italiano tra posizioni politiche, distinzioni societarie e rapporti di forza esistenti e consolidati. E se qualche assenza c’è stata, questa volta è probabile che gli assenti abbiano avuto torto.
Venendo all’incontro e in particolare al tavolo dell’internazionalizzazione moderato da Ballotta, è emersa l’assenza di un sistema Paese, endemico limite italiano, in ambito promozionale. “Sembriamo tanti giocatori che corrono per il campo senza avere il controllo del pallone”, racconta Ballotta. “E questo certamente non ci aiuta, né a livello di posizionamento del prodotto né in quello di definizione delle strategie di mercato”. Ed è per rimediare a tali limiti che l’iniziativa lanciata all’interno di Milano Wine Week ha attratto tanti partecipanti e ha spinto Ballotta ad esporsi a rischi non indifferenti nel suo ruolo di moderatore. Ottima l’idea, ottima la location, tutta da capire l’efficacia dell’iniziativa in prospettiva futura. “Il timore diffuso, tra i relatori, è che si possa trattare di un incontro privo di un seguito. Stiamo lavorando affinché ciò non accada, e sarebbe importante trasformare questo appuntamento in una sorta di tavolo permanente”, afferma Ballotta.
Gli argomenti presentati dal tavolo dell’internazionalizzazione al ministro Gian Marco Centinaio sono quattro. Il primo prevede il superamento delle frammentarietà per creare un unico ente di promozione del vino italiano nel mondo, e già questa è una sfida non indifferente per un sistema parcellizzato e complesso. Il secondo punta a creare strumenti di conoscenza dei paesi, osservatori internazionali sui mercati di sbocco per rendere fruibili i dati alle aziende e favorire il loro ingresso e la loro presenza commerciale all’estero. Il terzo intende promuovere e agevolare l’incoming turistico come volano per sviluppare l’export del vino italiano. Il quarto punta sulla formazione per costruire competenze manageriali indispensabili nelle aziende per affrontare le sfide competitive internazionali.
“Dobbiamo superare i vecchi schemi, quelli fondati sul denaro pubblico trasferito dallo Stato e dalle regioni ai consorzi. Si tratta di dinamiche superate, che non sono più al passo con i tempi e che non hanno funzionato. Forse l’internazionalizzazione non è per tutti, ma chi la vuole realizzare ha il diritto di farlo nel modo più efficace”.
Il metodo di confronto impostato a Milano? “L’impressione è positiva – conclude Ballotta – ed è esattamente il motivo per cui ho deciso di aderire all’iniziativa, pur essendo stata coinvolta all’ultimo momento. L’ho fatto perché Milano lo meritava, essendo la città più dinamica d’Italia, quella che offre le maggiori opportunità per chi ha intenzioni di coglierle. E l’ho fatto perché Wine Business Forum è stato ideato come un incontro aperto, in grado di superare le visioni unilaterali. Ora la vera sfida consiste nel trasformare l’apertura in concretezza”.