Corre veloce la produzione di birra in Europa, soprattutto quella con poco e senza alcol. Lo rivelano gli ultimi dati Eurostat, secondo cui la produzione 2021 nei Paesi membri dell’Unione Europea è risultata pari al +20% a 1,7 miliardi di litri per la birra che contiene meno dello 0,5% di alcol (la cui produzione nel 2020 era rimasta stabile sul 2019) e del +3% a 33,1 miliardi di litri per la birra alcolica che, nel 2020, aveva registrato una flessione dell’8 per cento sul pre-pandemia.
Certamente, la birra no alcol conta ancora marginalmente in termini assoluti di produzione, ma la crescita in doppia cifra registrata lo scorso anno dimostra il potenziale di questa bevanda. Basti pensare che Birra Peroni, tra i principali player nel campo, si è posta l’obiettivo di aumentare la quota di prodotti no alcol del suo portafoglio arrivando al 20% entro il 2030. Un traguardo per il quale l’azienda ha stanziato oltre 20 milioni di euro in nuove tecnologie e impianti di dealcolizzazione presso gli stabilimenti di Roma e Bari.
“Stiamo assistendo ad una forte crescita della domanda di birre no-alcol, dovuta anche ad una maggiore consapevolezza nei consumatori, sempre più alla ricerca di uno stile di vita sano ed equilibrato”, ha dichiarato Federico Sannella, direttore relazioni esterne e affari istituzionali di Birra Peroni che ha recentemente lanciato Peroni Nastro Azzurro 0.0%. “In linea con la nostra strategia di sostenibilità Legacy 2030 stiamo quindi investendo sullo sviluppo di un’offerta di prodotti premium analcolici perché questo ci permette non solo di intercettare i nuovi trend di consumo ma anche di offrire il nostro contributo concreto per la promozione e la diffusione di un consumo responsabile”.
Tornando ai produttori di birra alcolica, emerge che la Germania è al primo posto con il 23% prodotto, seguita da Polonia al 11% e Spagna all’11 per cento. A livello di export, trainano i Paesi Bassi, seguiti da Belgio e Germania. A livello di importatori, guidano Francia, Italia e Germania.