Dall’allevamento al laboratorio. Crescono i consumatori, e i numeri, della carne sintentica che, secondo il rapporto Cultivated meat: Out of the lab, into the frying pan realizzato da McKinsey, potrebbe creare un mercato da 25 miliardi di dollari (circa 21 miliardi di euro) nel 2030. Entro quell’anno, infatti, la carne ‘prodotta’ (e quindi non più ‘allevata’) in laboratorio a partire da cellule animali potrà rappresentare lo 0,5 per cento, e quindi miliardi di chilogrammi, del totale della fornitura mondiale di carne, andando così a impattare diversi settori. Un’incidenza che acquisisce ancora più valore se paragonata al fatto che, appena una decina d’anni fa, la carne sintetica era solo una teoria.
Il rapporto ha infatti preso in considerazione tre scenari che dipendono dal livello di interesse dei consumatori, dai rischi collegati, dai costi, dalla risposta politica dei vari Paesi e dalle possibilità di raggiungere un’economia di scala. Al 2030, considerando una crescita ‘bassa’, il mercato raggiungerà, quota 5 miliardi di dollari; 20 miliardi se la crescita sarà ‘media’; e 25 miliardi se sarà ‘elevata’. Considerando i volumi in tonnellate, le prospettive di mercato sono, rispettivamente, di 400 mila, 1,5 milioni e 2,1 milioni.
Da inizio anno a oggi, l’industria di carne sintetica, che al momento comprende poco più di 100 startup, ha attirato investimenti per circa 250 milioni di dollari, sia da investitori quali Temasek e SoftBank, sia da realtà attive nel settore delle proteine animali come Tyson e Nutreco. Nel 2020, la raccolta è stata di 350 milioni di dollari.
Tra le altre alternative della carne classica, il cui mercato sta crescendo a un tasso dell’1% l’anno, con un volume che dovrebbe raggiungere le 531 milioni di tonnellate nel 2030, ci sono anche le bistecche di proteine vegetali. Boston Consulting Group nel suo recente studio “Food for Thought. The Protein Transformation” ha analizzato il crescente interesse verso le proteine derivate dalle piante, come soia o piselli gialli, oppure quelle prodotte utilizzando batteri, lieviti, alghe unicellulari e funghi o coltivate direttamente da cellule animali, tra cui della carne e dei frutti di mare. “Il loro consumo – segnalano gli analisti – è destinato ad aumentare di sette volte nei prossimi quindici anni a livello globale, passando dalle attuali 13 milioni di tonnellate l’anno, il 2% delle proteine animali, a 97 milioni di tonnellate entro il 2035, quando rappresenteranno l’11% del totale”. L’ analisi rileva che entro il 2035 il mercato delle proteine alternative raggiungerà il valore di 290 miliardi di dollari, spinto dall’interesse di consumatori, aziende e investitori verso prodotti salutisti, con minori emissioni di CO2 e minori implicazioni etiche legate all’allevamento intensivo degli animali.