Il poké non si ferma. Secondo il report Il mercato del poké in Italia realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi, nel 2020 il settore dei poké bar ha raggiunto 1,74 miliardi di dollari (circa 1,48 miliardi di euro) di volume d’affari a livello mondiale e punta ai 2,9 miliardi nel 2024. In Italia, il mercato delle pokerie ha registrato nel 2020 un valore di 86 milioni di euro di fatturato, passando a 98 milioni nel 2021 e si prevede possa raggiungere 143 milioni nel 2024. Nel 2020 il piatto tipico della cucina hawaiana è stato l’ottavo cibo più ordinato a domicilio, registrando una crescita di oltre il 133% rispetto al 2019.
“Il successo del poké nel mondo può essere spiegato da diversi fattori”, ha spiegato Andrea Casati, vice president di Cross Border Growth Capital. “A partire da una maggiore attenzione alla provenienza e al valore nutrizionale degli ingredienti da parte dei consumatori: nel 2020/2021 oltre il 50% dei consumatori a livello globale ha dichiarato di essere più consapevole delle proprie scelte alimentari rispetto al 2010 e questo si è riflesso anche nella scelta di piatti e ingredienti salutari, come il poké, a scapito del junk food”. Secondo i dati di Deliveroo, nel 2021 sono più che triplicati nel mondo gli ordini contenenti opzioni salutari, mentre nel 2020 la European Food Agency ha dichiarato che il poké occupa la nona posizione sui top 30 cibi ordinati. A questo si aggiunge il carattere fortemente personalizzabile del pokè e il suo essere un prodotto esteticamente piacevole, “instagrammabile” e quindi ampiamente presente nelle foto degli user sui social media.
“Soprattutto – continua Casati -, essendo un piatto pratico, consumabile da freddo, componibile e compatibile con il trasporto, è perfettamente funzionale al delivery, trend in forte aumento negli ultimi anni e, in particolare, durante la pandemia da Covid-19: solo la piattaforma Deliveroo ha registrato un aumento di transazione gestite del 130% anno su anno, raddoppiando il numero di clienti attivi a 7,1 milioni nell’aprile del 2021”.
Secondo l’analisi, in Italia sono presenti nove catene principali che dominano il mercato nelle maggiori città (Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli). La prima in termini di fatturato è Poke House che di recente, con il sostegno di Eulero Capital, FG2 e Milano Investment Partners (Mip), ha chiuso un round da 20 milioni di euro per finanziare la propria espansione in Europa.
A dimostrare quanto il mercato delle pokerie sia sempre più in vivace fermento sono anche le molteplici acquisizioni e gli aumenti di capitale verificatisi negli ultimi anni nel settore. Come spiega Cross Border Growth Capital, oltre a Poke House, uno degli ultimi aumenti di capitale più rilevanti è stato quello di I Love Poké, per un ammontare di 14 milioni di euro che si è concluso ad aprile 2021. Nonostante ciò, l’analisi di Cross Border Growth Capital segnala che la maggior parte dell’attività del settore riguarda principalmente transazioni Italia-Estero o straniere. Nel primo caso, l’acquisizione da parte di Poke House del 100% di Ahi Poke (catena di pokerie londinese) per entrare nel mercato del Regno Unito e dell’omonima Poke House portoghese, con sede a Lisbona, per le stesse opportunità di espansione internazionale. Nel secondo caso, l’acquisizione da parte di Vendis Capital di Pokawa nel settembre 2019, la maggiore catena di poke in Francia con sede a Parigi. A livello di aumenti di capitale, si segnalano invece i round di finanziamento di Tasty Poke Bar (Spagna) e Island Poke (Uk).