Una strategia misurata pur avendo un colosso alle spalle. Così, in poche battute, si può riassumere il modus operandi della Leccia, azienda agricola fondata nel 2013 che, pur avendo alle sue spalle il gruppo Sammontana, colosso della gelateria da oltre 330 milioni di euro di fatturato, ha scelto la via dei piccoli passi per crescere. Questo perché, come ha spiegato a Pambianco Wine&Food Paola Bagnoli, direttore generale della società, “all’inizio, dalla famiglia abbiamo ricevuto un appoggio morale ed economico, adesso però tocca a noi gestire al meglio l’attività”.
Gestione che nel 2020 ha registrato ricavi per 350mila euro e che quest’anno prevede di toccare i 380mila euro, tornando ai livelli pre-pandemici del 2019. Per un percorso che, come sottolinea la stessa Bagnoli “proprio compiendo azioni mirate e misurate, finora ha fatto passi da gigante, e senza usare la potenza del denaro”. Passi che, a oggi, si traducono in circa 15mila bottiglie vendute (tra tre rossi, un bianco e due spumanti). Che sì, sono un po’ poche per una presenza significativa sulla mappa della mondo vitivinicolo, ma che in realtà, come ha spiegato Lorenzo Bagnoli, direttore commerciale della cantina “contano su un potenziale da 100mila bottiglie, visto che ora la gran parte del nostro vino è venduto come sfuso di qualità, considerando che dal 2019 abbiamo ottenuto anche la certificazione Bio”.
Una strategia, continua Lorenzo Bagnoli, “che sul momento ci permette di prestare attenzione al bilancio e ci permette di non immettere prematuramente un numero eccessivo di bottiglie di una cantina che deve ancora farsi conoscere, soprattutto in un mercato così affollato”. A maggior ragione, se si considera che La Leccia sorge a Montespertoli, che dei territori dediti alla produzione di Chianti è forse uno dei meno noti e che si trova nel cuore di un triangolo che ha nei suoi vertici Firenze, Barberino di Mugello e San Miniato. Qui “abbiamo creato una realtà focalizzata sui vitigni autoctoni, naturalmente”, ha spiegato Paola Bagnoli. “Guardando al domani, la volontà è quella di imbottigliare il Sangiovese tutto per noi, questo tenendo conto che dobbiamo concorrere con aziende molto più radicate di noi”. In sostanza, ha sottolineato Lorenzo Bagnoli, “programmeremo la produzione in funzione del venduto, prima però, vogliamo mettere a punto una rete commerciale adeguata, magari arrivando, dopo Francia, Svizzera e Gran Bretagna negli Usa, ma soprattutto lavorando bene anche sulla comunicazione, che oggi è quanto mai determinante”.
Mentre per quanto riguarda gli scenari in divenire, considerata la stretta parentela con Sammontana, “in realtà non è nel nostro stile compiere operazioni rumorose come acquisizioni estemporanee. Detto questo la prima cosa che dobbiamo fare ora è quella di misurarci su questa storia poi, in futuro non si sa mai”.