Dopo due anni di risultati fuori dal comune, anche il 2022 si chiuderà in positivo, nonostante l’inflazione e un assestamento dei volumi di vendita. Procede senza sosta anche quest’anno la crescita del food delivery, così come quella di uno dei suoi protagonisti principali, Just Eat, presente in Italia dal 2011.
“Stiamo registrando una stabilizzazione del fatturato, ma non certo un declino” spiega a Pambianco Wine & Food Daniele Contini, country manager per l’Italia della app leader per la consegna a domicilio di pranzi e cene, a margine della presentazione dell’annuale report dedicato alla mappa del cibo a domicilio in Italia, giunto alla sesta edizione.
A livello globale, Just Eat Takeaway.com ha archiviato il 2021 con un fatturato di 5,3 miliardi di euro (+33 per cento).
Consumatori più oculati, ma l’inflazione fa crescere lo scontrino medio
Oggi Just Eat, che dal 2020 fa parte della multinazionale olandese Takeaway.com, ha più di 400 dipendenti, collabora con più di 28.000 ristoranti in 2000 città in Italia servendo più di 3 milioni di clienti. “Da una parte le persone stanno facendo scelte più consapevoli rispetto a quello che ordinano, dall’altro c’è l’aumento dei prezzi a causa dell’inflazione che porta ad un aumento del valore dell’ordine medio”, sottolinea il manager.
In Italia nel 2022, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, il food delivery rappresenta la parte del leone dell’alimentare online, pari al 44% per un valore di 1,8 miliardi e chiuderà l’anno con un +20% rispetto al 2021. Il tutto anche grazie al continuo aumento del servizio che ha raggiunto potenzialmente il 71% degli italiani, non solo nelle grandi città ma anche nelle province.
Alleanza con Getir. “Valuteremo il peso nel 2023”
Sebbene il business principale sia saldamente legato alla consegna a domicilio dei piatti della ristorazione indipendente, a dicembre di quest’anno parte anche in Italia, dopo il via in Germania, l’alleanza con Getir, nome di riferimento del quick commerce dopo la dipartita di Gorillas dal mercato italiano. Obiettivi? “Lavoreremo per crescere, ma non sarà uno degli elementi principali del fatturato”, evidenzia Contini. “Resteremo focalizzati sul food delivery che rappresenta la totalità del giro di affari. Nei prossimi 6/12 mesi del 2023 rappresenterà ancora una piccola parte la consegna anche di una spesa alimentare veloce. Poi vedremo: se è un’opportunità interessante andremo con più decisione in quella direzione”.
Poca logistica, più marginalità
Tra i punti di forza del modello di Just Eat, soprattutto in un periodo dove i costi energetici incidono in modo determinante, vi è la quasi totale assenza del fattore logistico, che invece incede notevolmente sui margini di altri concorrenti. “Noi siamo una piattaforma che opera per la maggior parte con ristoratori indipendenti”, continua Contini. “A differenza di altri modelli che hanno il costo della logistica su ogni ordine, nel nostro caso la fanno i ristoranti stessi. Questo ci consente di avere degli units economics positivi. È un aspetto che ci distingue: anche a livello di gruppo abbiamo un modello ibrido che rappresenta un fattore positivo dal punto di vista della sostenibilità economica”.
L’indentikit del cliente di Just Eat
Vivono soprattutto in città (64%), la maggior parte ha un’età compresa tra i 35 e i 55 anni (49%), ugualmente divisi tra donne (49%) e uomini (51%) e una metà di loro (52%) ha figli. Sono alcuni dei dati che identificano il cliente tipo di Just Eat secondo quanto emerge dal rapporto. I momenti preferiti per ordinare sono prima del rientro in ufficio, dopo le feste natalizie, per festeggiare la festa della mamma e del papà, nei mesi invernali e durante le partite di calcio, usando soprattutto l’app (85%).
I piatti più ordinati? Ovviamente in cima troviamo la pizza, poi hamburger, giapponese, cinese e il poke, quest’ultimo al primo posto tra le cucine emergenti. La mappa, ovviamente, cambia da regione a regione e da città a città. Se a Milano domina la cucina giapponese, a Roma tra i piatti più ordinati troviamo il supplì e a Napoli i crocchè di patate. Attenzione, però, alle nuove tendenze: il 40% ormai ordina online a domicilio cibo veg, dalla pita con seitan al cheese naan.