La ripresa di Sebeto e di Rossopomodoro è iniziata dal nord America, uno dei tre mercati chiave del gruppo assieme all’Italia e alla Gran Bretagna. Il ceo Roberto Colombo parla di una crescita graduale mensile pari al 5% durante il mese di febbraio e del 6% a marzo per i 9 locali presenti in area nordamericana. “Gli Stati Uniti, grazie anche all’accelerazione del piano vaccinale, stanno crescendo di settimana in settimana” osserva Colombo, distinguendo sul ritmo delle ripartenze proprio in base alle zone: rapido in nord America e lento in Europa. Nel Regno Unito, invece, “il piano è partito, ma non si traduce ancora in riaperture dei locali. Negli Usa vaccinano e intanto riaprono” precisa il ceo del gruppo che comprende i marchi Rossopomodoro, Rossosapore, Anema e Cozze e La Pizzeria Nazionale.
Nel 2019, Sebeto, controllata da OpCapita, aveva ottenuto 140 milioni di ricavi consolidati. La flessione del 2020, ancora da definire nei dettagli, si aggirerà tra il 55 e 60% per effetto delle chiusure durante l’anno. “Nei primi due mesi – racconta Colombo a Pambianco Wine&Food – eravamo in crescita del 10% sul primo bimestre del 2019, mentre tra giugno e ottobre avevamo incassato il 75% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I segnali sono quindi buoni, ma il conto sarà pesante. Di positivo c’è stata la riorganizzazione del gruppo, che con la pandemia ha messo a punto diversi progetti legati ai segmenti di business dove era possibile fare di più: mi riferisco al delivery, al digital e anche all’asporto, che è il terreno dove opera Rossosapore e per il quale partiremo nei prossimi mesi con un nuovo progetto messo in cantiere lo scorso anno”.
Nel frattempo, come anticipato da Pambianco Wine&Food, è stata ceduta ai fondatori Franco Manna e Giuseppe Montella la catena Ham Holy Burger, con conseguente focalizzazione di Sebeto nell’ambito della pizza. Oggi Rossopomodoro genera circa l’80% del fatturato complessivo. “Ma non sottovalutiamo gli altri marchi in portafoglio” precisa Colombo.
Il numero di locali, durante l’ultimo anno, è sostanzialmente stabile. Le chiusure, effettuate per pulizia di portafoglio o per effetto del Covid, sono state compensate dalle nuove aperture: due a Milano, una a Torino, una a Firenze e una a Dallas. Quanto al delivery, nel 2020 è aumentato del 32% e nel primo trimestre del nuovo anno siamo a +60% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente. “Si tratta di una tendenza destinata a continuare per i prossimi mesi, lasciando una traccia anche quando si allenteranno le restrizioni. L’aumento del ricorso al delivery è impressionante nelle aree urbane ad alta propensione” conclude il ceo.