Crescono le vendite e, dopo anni di calo, anche la vendemmia è destinata a essere promettente. Pesano però i rincari di energia e materiali, che le aziende si ripromettono di assorbire. È questo, in generale, il quadro disegnato dal Consorzio Chianti in occasione dell’Assemblea dei Soci del Consorzio Vino Chianti.
La prima preoccupazione del Consorzio dipende dall’aumento dei costi lungo la filiera. Abbiamo calcolato un rincaro di circa il 10% sui prezzi che sta frenando il mercato del vino e questo non è certo di buon auspicio visto che tra pochi mesi siamo in vendemmia e questa situazione porta molti pensieri”, afferma il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi. “Fare degli aumenti di costi sullo scaffale del 10% è improponibile. Anche il prodotto sfuso è aumentato da 130 euro a ettolitro fino a 180-200 a ettolitro. È impensabile che il mercato possa accettare un prezzo così elevato”.
Per non frenare le vendite, quindi, le aziende stanno assorbendo i rincari ma i rischi sono le ripercussioni sulla liquidità. “Ci auguriamo che il sistema bancario ci possa dare una mano per traghettare le aziende fuori da questo momento”, dichiara Busi. “Chiediamo più erogazione di finanziamenti, la possibilità di posticipare le rate dei prestiti e altre forme di sostegno. La priorità adesso è riuscire a reggere di fronte a questa ulteriore tempesta, che sappiamo essere passeggera, per andare verso un 2023 che sarà più roseo”.
La visione positiva del futuro dipende anche dal successo che la denominazioni ha registrato in questi ultimi due anni di pandemia, in cui il Chianti ha visto aumentare notevolmente le vendite, grazie soprattutto alla spinta proveniente dalla grande distribuzione”, come recita la nota. “Significa – spiega Busi – che la gente apprezza il Chianti e quindi il graduale ritorno alla normalità porterà una nuova crescita del mercato”.
In questo contesto, “anche le aziende enoturistiche stanno vedendo una ripresa, il turismo è in crescita in tutte le zone del Chianti con tantissimi turisti che chiedono di fare tour delle cantine e degustazioni. Senza restrizioni è chiaro che si marcerà più velocemente” (un approfondimento sul tema enoturismo è presente sul numero di giugno/luglio di Pambianco Wine&Food Magazine, in uscita domani, 14 giugno).
Notizie positive arrivano inoltre dalla produzione che, dopo cinque anni di calo, “quest’anno c’è”, dice Busi. “Da qui a settembre dobbiamo solo sperare che non ci sia siccità, né le grandinate del passato. Se tutto va bene, l’uva quest’anno c’è e dopo cinque anni si dovrebbe tornare a una produzione normale, intorno agli 800mila ettolitri, e anche questa sarebbe una bella boccata di ossigeno per le aziende della denominazione”.
Inoltre, dopo due anni di stop, la denominazione torna a viaggiare. A seguito del successo del tour promozionale di maggio negli Stati Uniti, il Consorzio del Vino Chianti vola ora in Asia per un’iniziativa riservata a professionisti, stampa locale e importatori. Si tratta di due tappe di masterclass e degustazioni: il 14 giugno a Seoul, in Corea del Sud, e il 16 giugno a Ho Chi Minh, in Vietnam.
“Dopo due anni di pandemia torniamo finalmente in Asia, uno dei mercati strategici per l’esportazione di vino Chianti”, commenta Busi. “Le restrizioni si stanno allentando e questo graduale ritorno alla normalità dà un forte slancio all’interesse verso la denominazione. Questo tour sarà quindi importante per riallacciare e rinforzare i rapporti delle aziende produttrici con un mercato così importante per le loro vendite”.