Anche quest’anno nessuna sorpresa. La classifica dei vini più venduti nella distribuzione moderna ha eletto il solito podio, composto da Chianti, Lambrusco e Montepulciano d’Abruzzo. Una triade che vede il rosso toscano a oltre 15milioni di ettolitri (+3,7%) per oltre 83,3 milioni di euro in valore (+5,4%) ben saldo in cima alla lista. A seguire il Lambrusco con 13 milioni di ettolitri (-6,7%) e 48,9 milioni di euro (-5,7%) che perde qualcosa pur conservando un discreto margine su uno stabile Montepulciano d’Abruzzo da 9 milioni di ettolitri (+0,2%) per 37,2 milioni di euro (+3,7 per cento).
Questo è quanto emerso dalla ricerca Iri per Vinitaly che sarà presentata nella sua interezza il prossimo 11 aprile proprio in occasione del salone veronese. Uno studio che ha fotografato un anno dove la vendita di vino all’interno della grande distribuzione ha segnato il passo, -2,2%, in termini di volumi, a poco meno di 700 milioni di ettolitri, pur incrementando del 2,1%, a circa 2,3 miliardi di euro, il suo valore, grazie a un prezzo medio al litro salito a 3,25 euro (+4,4 per cento).
In controtendenza è stato invece l’andamento dei vini a denominazione, che sono cresciuti per volume, dell’1,8% fino a 257,7 milioni di ettolitri, e del 5,9% per valore, a oltre 1,4 miliardi di euro con un prezzo medio di 5,55 euro al litro. Tra questi, le sorprese in termini di performance per volume sono stati il Lugana (+34%), l’Amarone (+32%) e il Valpolicella Ripasso (+26%), accompagnati da Nebbiolo (+22%), Ribolla (+19%), Sagrantino (+16%) e Brunello di Montalcino (+13%).
Per quanto riguarda le bollicine, invece, la palma del più venduto spetta al Moscato, che cresce del 29%, quindi arriva il metodo classico a +24%, il prosecco a +22%, e via fino allo champagne che segna un +6%. E mentre i consumi per regione non fanno altro che sottolineare le preferenze dei vini locali, a incuriosire è la rivoluzione dei formati. Perché nel corso dell’anno, fatta eccezione per la bottiglia classica, quella da 0,75 litri, cresciuta dal 2,1% in volume e del 5,5% in valore, tutti gli altri hanno inesorabilmente perso quote: il brik rispettivamente del 5,2 e 6,3%, le bottiglie fino a 2 litri del 10,8 e 11,9% e la plastica del 6,1 e 7,4 per cento.