In attesa della ripartenza a pieno regime dei ristoranti, i grandi chef stringono alleanze con le catene d’hotellerie in vista della bella stagione. Del resto, il fine dining ha sempre più un ruolo determinante per il prestigio delle location alberghiere e le collaborazioni tra cuochi stellati e gruppi alberghieri si stanno moltiplicando. Sono in corso diverse trattative in Italia, alcune delle quali dovrebbero concretizzarsi nelle prossime settimane, ma intanto ne sono già andate in porto tre.
La prima è quella che ha portato Enrico Bartolini a “firmare” la ristorazione di Milano Verticale, il nuovo hotel di Una Esperienze (Gruppo Una, appartenente a Unipol) situato in zona Porta Nuova-Garibaldi ovvero nell’area più dinamica del capoluogo lombardo.
La seconda riguarda un altro cuoco con base a Milano, Claudio Sadler, che approda alla corte di Baglioni Hotels & Resorts nella nuova struttura del gruppo in Sardegna, nell’area marina protetta di Tavolara. Lo chef stellato sarà infatti presente, all’interno del Baglioni Resort Puntalandia (in apertura a giugno), con il ristorante gourmet Gusto by Claudio Sadler, a cui si aggiungeranno un secondo ristorante italiano con proposte mediterranee, un pool bar e un terrace bar.
La terza manovra ha portato Ciccio Sultano a Roma con la catena Marriott International. Per la prima volta arriva in Italia una struttura del brand W Hotels, di proprietà Marriott, e la location è di assoluto prestigio: via Liguria, tra piazza di Spagna e via Condotti, con apertura prevista per settembre. E la proposta culinaria è stata affidata allo chef del Duomo di Ragusa Ibla, che può vantare le due stelle Michelin.
Per Bartolini non si tratta del primo caso di collaborazione con un hotel. A Venezia, lo chef del Mudec ha già conquistato due stelle con il Glam di Palazzo Venart, luxury hotel di proprietà della catena Ldc Italian Hotel Group, e anche in Maremma la sua Trattoria Bartolini è inserita all’interno de L’Andana, resort di Terra Moretti. Si è aggiunta poi la presenza con il Poggio Rosso in un altro celebre luxury hotel, Borgo San Felice in Chianti Classico. Ciccio Sultano aveva fatto lo stesso ma in Austria, con Ritz Carlton, aprendo a Vienna il ristorante Pastamara.
La più importante partnership tra un grande chef italiano e una catena dell’hotellerie è certamente quella tra Niko Romito e Bulgari Hotels, che ha già portato alle aperture di Shanghai, Pechino, Dubai e Milano, con il ristorante di Parigi pronto a essere inaugurato entro l’anno e con le prospettive di ingresso su Roma, Tokyo, Miami e Mosca. E se la famiglia Cerea di Da Vittorio ha ottenuto la consulenza del Gallia a Milano e ha portato il suo main brand a St. Moritz all’interno del Carlton, altri nomi compaiono nella lista dei partner dell’hotellerie, da Carlo Cracco a Mosca con l’Ovo dell’hotel Lotte a Massimiliano Alajmo a Marrakech con il ristorante Sesamo del Royal Mansour Hotel. E la lista è destinata ad allungarsi, perché la formula attrae da un lato gli chef-imprenditori della ristorazione, anche per una ragione di sostenibilità economica, e dall’altro i brand dell’hotellerie, che trasformano in elemento di richiamo quello che un tempo era considerato soltanto un locale di servizio. E in tempo di Covid, poter disporre di un ristorante interno di alto livello è certamente un valore aggiunto, come è stato dimostrato nel periodo di chiusura dei pubblici esercizi, quando non esistevano alternative per chi era comunque in viaggio per ragioni di lavoro.