Ci sono anche due paesaggi vitivinicoli tra i nuovi siti inseriti il 4 luglio dall’Unesco nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità. Le regioni francesi della Champagne e della Borgogna sono state riconosciute tali, nel corso della riunione che si è tenuta a Bonn (Germania), con votazione unanime per il loro “valore universale eccezionale”, a seguito di candidature presentate ormai otto anni fa. La notizia però, per gli italiani, è che le due regioni famose per la produzione, rispettivamente, di alcuni tra gli spumanti e i vini rossi più famosi del mondo, entrano nella world heritage list un anno dopo Langhe, Roero e Monferrato, che furono inserite nel giugno 2014. In precedenza però la Francia aveva già piazzato altri due paesaggi vinicoli nella lista Unesco, vale a dire Bordeaux e Saint-Emilion. L’organizzazione delle Nazioni Unite aveva “premiato” in passato anche l’Ungheria per la zona del Tokaj, il Portogallo per la regione dell’Alto Douro, la Germania con la valle del medio/alto Reno e la Svizzera con i vigneti terrazzati di Lavaux. I francesi, com’è giusto, esprimono grande soddisfazione per questo riconoscimento. “Abbiamo il dovere di tutelare e occuparci del paesaggio, dei savoir-faire e del patrimonio, al fine di consegnarli integri alle generazioni future”, commenta Pierre Cheval, presidente dell’associazione paysages du Champagne, che ha elaborato e sostenuto la candidatura dei coteaux, maisons et caves de Champagne. “Questa iscrizione – gli fa eco Aubert de Villaine, presidente dell’association des climats du vignoble de Bourgogne – è il riconoscimento al lavoro di intere generazioni, di monaci cistercensi, duchi di Borgogna, uomini e donne, viticoltori, che, nel corso dei secoli, hanno faticosamente dato forma ai vigneti della Borgogna, in una determinata ricerca dell’eccellenza”.