La crescita del 6% nella grande distribuzione permetterà a Famiglia Cecchi, gruppo vitivinicolo con sede in Chianti Classico, di ridurre al minimo il calo del fatturato nell’anno in corso. Al momento si parla di un cedimento del 3%, che dovrebbe comportare un giro d’affari di circa 36 milioni contro i 37 dell’esercizio precedente, mentre il dato di consolidato, che comprende anche i ricavi delle società agricole, si aggirerà sui 40 milioni di euro. “È stato un anno a dir poco anomalo – commenta l’ad Andrea Cecchi – nel corso del quale siamo riusciti a contenere il calo. Abbiamo svolto un lavoro importante, grazie a tutto il nostro team, e di questo possiamo essere soddisfatti”.
L’azienda negli ultimi anni è stata protagonista di una forte trasformazione in termini di offerta, qualità dei propri prodotti e propensione all’export. Oggi l’Italia incide per il 55-60% sul fatturato complessivo, ma l’estero è in crescita e continuerà ad aumentare in prospettiva. “Il 2020 non era certo l’anno giusto per spiccare il volo oltre confine – precisa Andrea Cecchi, a capo dell’azienda con il fratello Cesare che ha l’incarico di presidente – ma in alcuni dei mercati più importanti, come ad esempio l’Europa e in particolare la Germania che continua a essere la prima destinazione estera, siamo riusciti a consolidare i risultati raggiunti in passato. Negli Usa abbiamo sofferto di più, ma in Canada ad esempio è andata bene. Siamo invece arretrati in Gran Bretagna, per noi molto importante come destinazione”. I risultati peggiori hanno riguardato l’horeca in Italia, ma il calo è stato parzialmente coperto dall’incremento della vendita in iper e supermercati. “Crediamo nell’horeca e cerchiamo di tenere attivo il rapporto con tutti, dagli agenti ai ristoratori fino all’hotellerie. Ciò non toglie importanza al canale moderno, che sta migliorando sempre più l’offerta e le sue attenzioni verso la qualità dei vini”, commenta l’ad di Cecchi.
La realtà di Cecchi ha origine nel lontano 1893 quando il capostipite Luigi, assaggiatore di vino professionista, inizia la dinastia. Dopo gli anni ’30 la fama della cantina valica i confini italiani, in una storia di progressiva affermazione, culminata nell’acquisizione della Tenuta di Villa Cerna in Chianti Classico, alla fine degli anni ‘60. Negli anni ’70 il progetto di Castellina viene completato con la ristrutturazione della villa e, successivamente, con la costruzione della cantina, anche se gli investimenti conservativi continuano fino ai nostri giorni. Dalla fine degli anni ‘80 invece Cecchi decide di confrontarsi con altri scenari. Nel 1988 viene acquistato Castello di Montauto, nella zona di San Gimignano, dove si inizia a produrre la Vernaccia e successivamente il Chianti, poi, nel 1998, è la volta di Val delle Rose, in località Poggio la Mozza, cuore del Morellino di Scansano. Si arriva al 2000 con l’investimento in Umbria, nell’area del Montefalco Sagrantino, con i tre vigneti di Monterone, San Marco e Alzatura, che compongono Tenuta Alzatura. Nel 2015 è il momento del ritorno alle origini: Cesare e Andrea, che rappresentano la quarta generazione, decidono di investire nuovamente nel Chianti Classico, dove acquisiscono la storica Villa Rosa, sempre a Castellina in Chianti. Vigneti di grande pregio, custoditi per 70 anni dalla Famiglia Lucherini Bandini, collocati all’interno di una delle cipressete più grandi d’Europa ed adibiti da sempre a Chianti Classico, un territorio di inestimabile vocazione vitivinicola. Nascono qui il Chianti Classico Gran Selezione e un altro Chianti Classico docg che porta il nome del vigneto da cui prende i natali: Ribaldoni. È di appena un paio di anni fa, invece, l’acquisto di 6 ettari di vigneto a Montalcino, di cui 3 a Brunello, nei pressi della millenaria Abbazia di Sant’Antimo, tra San Polo e Castelnuovo dell’Abate.
I progetti su cui Cecchi sta investendo con più decisione sono il Chianti Classico Gran Selezione docg Villa Rosa, visto come l’apice qualitativo di una ricerca di perfezione lunga oltre 125 anni, e il Montefalco Bianco Aria di Casa di Tenuta Alzatura, da Trebbiano Spoletino 100%, teso a valorizzare una tipologia di grandissima potenzialità, ancora non pienamente esplorata.