L’enoturismo in Italia genera un fatturato annuo di 2,5 miliardi di euro per un numero di arrivi in cantina che, lo scorso anno, è stato stimato sui 13 milioni, in crescita del 30% rispetto al 2014. Sono numeri importanti, quelli presentati la scorsa settimana alla Bit-Borsa italiana del turismo, che si è tenuta a Milano, da Città del Vino e Università di Salerno nel XII° rapporto sul turismo del vino; ma potrebbero costituire una piccola parte di quanto realmente l’Italia è in grado di raggiungere in forma diretta, con l’arrivo di milioni di turisti in più, e indiretta, fidelizzando il turista e facendolo diventare cliente dell’azienda vinicola.
“Occorre un testo unico e più sinergia tra associazioni” avverte il presidente del Movimento turismo del vino, Carlo Giovanni Pietrasanta, commentando i dati e rinnovando la firma di un protocollo d’intesa con Città del Vino per Calici di Stelle 2016, la manifestazione che da anni vede le cantine ospitare i turisti nel periodo di San Lorenzo e che, assieme a Cantine Aperte, è diventata momento di punta per il settore in termini di accoglienza. “Il fenomeno è agli albori ma le prospettive sono eccellenti e potremmo crescere a doppia cifra per molti anni… purtroppo ci sono diversi fattori che ne ostacolano lo sviluppo”
Ad esempio?
L’enoturismo non è ancora fatturabile. Le cantine possono vendere prodotti ma non servizi, penso alle degustazioni o alle visite guidate, se non rischiando in proprio. Per cui, finché la parte legislativa non interviene, continueremo a farlo con spirito di promozione e non come iniziativa imprenditoriale. Ci sono certamente dei casi aziendali diversi, dove l’ostacolo è stato superato con la creazione di musei, ma quell’esempio non può valere per tutti.
Lei parla di crescita potenziale a due cifre per molti anni… come pensate di poter attrarre tutti quei turisti?
Di enoturismo organizzato, in Italia, se ne parla da 24 anni. Ma in molte aree, non vorrei dire nella maggior parte del Paese, siamo ancora all’anno zero. Ci sono certamente delle zone già organizzate in Toscana, Veneto, Friuli. E poi Langhe, Franciacorta, Montefalco, alcune parti di Puglia e Sicilia. Ma tutto il resto è quasi fermo e, soprattutto, manca totalmente la possibilità di intercettare quei gruppi che vengono in Italia per ragioni che non dipendono dalla volontà di approfondire le tematiche vino e cibo… ma pure loro devono fermarsi a pranzo durante il viaggio! Se li intercettassimo nelle nostre cantine, riusciremmo ad aprire un mondo tutto nuovo con ulteriori possibilità di reddito.
Quali sono le zone potenzialmente appetibili ma inespresse?
Quelle vicine alle grandi città. Penso ai Colli Romani, a San Colombano o alla Valcalepio in Lombardia, ai Campi Flegrei per chi va a Napoli, a molte altre. Sarebbero un richiamo straordinario per un turismo che vuole visitare città d’arte soggiornando tra i vigneti.
Come Movimento del turismo del vino, cosa state facendo?
Oltre alle iniziative che organizziamo, stiamo cercando di superare gli ostacoli rispetto alla crescita del fenomeno enoturistico, su cui naturalmente crediamo e investiamo. Ad esempio, stiamo lavorando con un grosso gruppo bancario per la creazione di un sistema di prenotazione delle consegne a domicilio, perché se attualmente un cliente straniero mi ordina 12 bottiglie da consegnare nel suo paese, rischia di dover pagare fino a 150 euro per le bollette di spedizione… Con il nuovo sistema, informatizzato, l’acquirente potrà prenotarlo dalle cantine e farsi consegnare i vini a casa senza eccessivi costi aggiuntivi.
Quali sono, secondo lei, i casi eccellenti di aziende che hanno investito in enoturismo?
Ne abbiamo molti. Partirei dalla Sicilia e citerei Planeta e Salaparuta, che hanno creato situazioni di accoglienza particolarmente belle. Zonin in Puglia, con Masseria Altemura, ha fatto altrettanto bene. In Umbria è straordinario e unico quel che ha sviluppato Lungarotti come offerta di un sistema museale e ricettivo, con tanto di spa del vino al resort Le Tre Vaselle, senza dimenticare Arnaldo Caprai. In Toscana vorrei citare il lavoro svolto da Donatella Cinelli Colombini a Fattoria del Colle, con scuola di cucina e spa. In Piemonte, nella zona di Gavi, c’è Villa Sparina che è anche all’interno di Relais & Chateaux. In Franciacorta va ricordato l’esempio di Bellavista, con il resort l’Albereta, e in Friuli sicuramente quello di Elda Felluga che ha creato una locanda bomboniera, Terra & Vini. Per finire, a Trento, con Villa Margon, dove i Lunelli hanno saputo creare un sistema di accoglienza d’altissimo livello.