A conti fatti, l’anno fiscale 2022–2023 di Cavit ha confermato i risultati dell’esercizio precedente. Archiviato al 31 maggio 2023, l’ultimo bilancio della cooperativa trentina, che conta undici cantine e oltre cinquemila viticoltori associati, ha riportato un fatturato di 267,1 milioni di euro con una lieve crescita dello 0,9 per cento. Nel periodo, è proseguito il trend positivo delle linee di spumantistica “con risultati soddisfacenti”, come spiegato dall’azienda, per il brand premium Altemasi Trentodoc e una “crescita sostenuta” per Cesarini Sforza Spumanti e Kessler Sekt, “che hanno tutti beneficiato del ritorno dei consumi fuori casa, del buon andamento del comparto spumantistico e, nel caso di Cesarini Sforza, dell’allargamento distributivo ottenuto grazie al supporto della controllante”.
Nello specifico, il fatturato della controllata tedesca Kessler Sekt & Co si è chiuso con 13 milioni di euro (+10%) e un patrimonio netto di 4,9 milioni di euro.
In termini di gruppo, il patrimonio netto si è attestato su 113,5 milioni di euro, mentre la posizione finanziaria netta è rimasta positiva con 24,5 milioni di euro, al di sopra del dato pre-covid 2019-2020 (14,8 milioni), ma non del “notevole” bilancio 2021-2022 che aveva visto il raggiungimento di quota 39,6 milioni di euro. A livello di ricavi il 2021-22 si era chiuso a 264,8 milioni di euro, in leggera flessione rispetto all’anno record 2020-2021, quando la cooperativa aveva registrato 271 milioni, contro il 210 milioni del 2019-20.
“Questi numeri sono stati caratterizzati da importanti aumenti del costo dei materiali di confezionamento (in particolare i vetri) e dell’energia, solo parzialmente recuperati da aumenti di listino, con conseguente riduzione dei margini disponibili”, ha spiegato l’azienda. “Il gruppo è riuscito comunque a mantenere la propria solidità finanziaria e la capacità di preservare una corretta remunerazione ai soci conferitori, assicurando liquidazioni conformi ai valori pre-Covid, a fronte di forti aumenti degli oneri di gestione”.
La quota export per Cavit si attesta intorno al 78% dei ricavi e il Belpaese rappresenta il secondo mercato di riferimento dopo gli Stati Uniti, seguiti poi da Europa e Asia. In quest’ultima, e in particolare in mercati come il Giappone e la Corea del Sud, il segnale di ripresa registrato ad inizio 2023 è stato vanificato dalla congiuntura internazionale negativa. Nota a parte merita il mercato cinese che continua il trend negativo degli ultimi anni, senza segnali di controtendenza nel breve periodo.
Riguardo ai canali di vendita, “i rapporti consolidati con la Gdo hanno garantito una presenza capillare dei prodotti Cavit sugli scaffali, mentre i canali fuori casa, colpiti duramente dalla pandemia, hanno iniziato una graduale ma costante ripresa grazie al dinamismo del team aziendale dedicato alle vendite”.
Nel periodo, inoltre, Cavit ha ampliato la gamma di prodotti aggiungendo innovazioni come Valdelac Cuvée Rosé e Kelter Lagrein Riserva, all’interno della linea Trentini Premium per il canale Horeca, e Prime Rose Rosé Charmat, rivolto ad entrambi i canali.
“Capacità di adattamento e flessibilità ci hanno permesso di mantenere un risultato più che soddisfacente in uno scenario complesso, che ha visto la concomitanza di due fenomeni contrastanti: la flessione dei consumi e il contemporaneo aumento dei costi”, ha commentato il direttore generale del Gruppo Cavit, Enrico Zanoni. “Ci attendono sfide importanti nei prossimi anni. La solida base patrimoniale e strutturale rappresenta un asset fondamentale per il nostro Gruppo, su cui dovremo continuare a sviluppare valore, potenziando ulteriormente la nostra capacità di innovazione e la capacità di adattamento ai fenomeni complessi con prontezza e agilità”.