Cavit chiude il suo esercizio 2021-2022 in leggera flessione ma annuncia un progetto quinquennale da 35 milioni di euro per adeguare la produzione di spumanti. Per il più importante gruppo trentino che raccoglie a sé circa 5.300 soci per oltre 6mila ettari di vigneti, l’ultimo bilancio è stato leggermente al di sotto rispetto a quello (record) dei dodici mesi precedenti. Ai 271 milioni dell’anno scorso, l’ultima fiscalità ha risposto con 264,8 milioni (il 76% dei quali in export), cioè il 2,3% in meno.
“Era nelle attese – spiega il direttore generale Enrico Zanoni – perché sapevamo che replicare le performance di un esercizio come quello appena passato sarebbe stato complicato, un po’ perché c’è stato un notevole cambiamento dei consumi con le riaperture dei locali post-lockdown, un po’ perché, negli ultimi cinque/sei mesi, l’inflazione ha inevitabilmente ridotto la capacità di spesa dei consumatori”. Aspetto quest’ultimo che, ha continuato Zanoni, “influenzerà decisamente anche l’anno corrente, pur sottolineando che mai come quest’anno sarà difficile fare qualsiasi tipo di previsione”, aggiungendo che “certo ci aspettiamo un 2023 difficile sia per consumi che per costi di produzione”. Difficoltà che non potrà essere controllata perché, come sottolinea lo stesso direttore generale, “ci vedrà impegnati e non ci concederà l’opportunità di caricare i costi sul cliente senza correre il rischio di vedere una ulteriore contrazione dei consumi”.
A fronte delle criticità, va sottolineato come la posizione finanziaria netta del Gruppo, a quota 39,6 milioni di euro, è tornata ai livelli precedenti quelle acquisizioni che nel 2019 hanno portato in seno al Consorzio Cavit le società Cesarini Sforza, Casa Girelli, Glv (80%) oltre che la società tedesca Kessler Sekt & Co. controllata al 50,1 per cento.
Nel frattempo, e perseguendo logiche di prospettiva, Cavit ha annunciato l’ampliamento della cantina dedicata alle bollicine, un investimento da 35 milioni di euro che “servirà sia per crescere che per rispondere ai picchi della domanda che interessa il mondo dello spumante”, ha concluso Enrico Zanoni.