Caviro, secondo player del vino italiano per giro d’affari, non si ferma al Tavernello, brand leader nell’entry level e creatore del segmento brik. La società cooperativa con sede a Forlì sta investendo sempre più nella categoria superpremium, dove opera con i marchi Leonardo Da Vinci (650 ettari nel Chianti Classico), Cantina di Montalcino (100 ettari nella zona del Brunello) e Gerardo Cesari* (Valpolicella). “Il nostro progetto – dichiara a Pambianco Wine il direttore generale del gruppo, Sergio Dagnino – non si limita a un semplice fiore all’occhiello: vogliamo arrivare a una business unit che sia in grado di bilanciare il giro d’affari delle altre categorie di prodotto”. Attualmente, il giro d’affari dell’ambito premium (con i brand Romio e VoloRosso) e superpremium vale 40 milioni di euro, con l’obiettivo di arrivare a 70 milioni entro tre anni. “La crescita sarà in parte organica, ottenibile tramite il nostro network distributivo, e in parte per effetto di ulteriori acquisizioni“. In quali zone? “Dopo aver investito in Toscana e Veneto, sarebbe naturale guardare al Piemonte, ma temiamo che l’eccessiva frammentazione che caratterizza quel territorio non faccia per noi. Pensiamo invece che il Sud Italia, in particolare Sicilia e Puglia, possieda un potenziale elevatissimo e adatto al posizionamento superpremium”. Il gruppo Caviro ha archiviato il 2014 con un giro d’affari di 314 milioni di euro, di cui 230 derivanti dalla produzione vitivinicola e il resto dalle attività collegate alla distillazione. I dati previsti a fine anno sono condizionati negativamente dall’effetto commodities per la parte alcool e acido tartarico naturale (di quest’ultimo Caviro è primo produttore mondiale), mentre i ricavi del vino dovrebbero aumentare tra il 6 e il 7 percento. “Cresciamo in Italia e all’estero, pur senza compiere balzi megagalattici, ma in un anno caratterizzato da instabilità generale e forte calo dell’export in Russia, che era il nostro quarto mercato di destinazione, possiamo dichiararci soddisfatti”, commenta Dagnino.
Dal punto di vista distributivo, Caviro conferma la scelta di puntare sui canali grande distribuzione, horeca e direct (tramite web), senza alcuna intenzione di investire in wine bar che, secondo il direttore generale, rappresentano iniziative di immagine, ma non portano fatturato strategico. La società ha presentato lunedì 5 ottobre a Expo il proprio modello di economia circolare, con un maxi investimento di 100 milioni nel riutilizzo dei sottoprodotti derivanti dalla coltivazione della vite, che ha determinato un costante miglioramento delle performance in termini di qualità e rispetto dell’ambiente.
* Articolo modificato venerdì 9 ottobre, alle ore 11:30.
In precedenza era stato erroneamente riportato il nome Gherardo. Ci scusiamo con i lettori e con il diretto interessato.
La sede riportata nella foto non è quella di Forlì, come riportato in precedenza, bensì quella di Faenza.