L’export traina i conti di Gruppo Caviro nel 2020-2021. Nel periodo chiuso lo scorso 31 agosto, il gruppo cooperativo con base in Romagna ha raggiunto un fatturato consolidato di 390 milioni di euro, in aumento dell’8% rispetto al 2020, sostenuto in primis dall’export (+17%).
I ricavi sono generati al 65% dalla divisione vino che, nel comparto daily, come spiegato dall’azienda, ha visto prevalere il marchio Tavernello, “il vino più consumato in Italia e il vino italiano più venduto al mondo”. Caviro infatti “si posiziona al primo posto per le vendite sia nel segmento dei vini confezionati, con una market share del 6,7% a valore e del 13,4% a volume”. Nel segmento premium, invece, hanno performato bene i brand delle società controllate Leonardo da Vinci e Cesari e il nuovo marchio di Caviro sca Vigneti Romio. Il Regno Unito, con un peso del 36%, si conferma il primo mercato di destinazione delle esportazioni, seguito da Stati Uniti (12,5%) e Germania (11,5%).
La restante parte del fatturato è così composta: 20% da mosti, alcol e acido tartarico, e 15% da energia e ambiente. Caviro Extra, società controllata che valorizza i sottoprodotti della produzione trasformandoli in prodotti nobili, alcol ed energia, ha conseguito nell’anno “ottime performance dimostrando una buona capacità di aprire nuovi business e conseguendo un incremento di fatturato del 23% rispetto al fiscal precedente”.
“In un anno in cui i consumi di vino in grande distribuzione hanno avuto una flessione, abbiamo registrato un deciso aumento sul fatturato trainato principalmente dalle esportazioni”, ha affermato il presidente Carlo Dalmonte. “Questo è di particolare soddisfazione perché, come è noto, lo sviluppo del vino italiano dovrà guardare con sempre maggiore attenzione ai mercati esteri”.
Il patrimonio netto è di 123 milioni di euro (contro gli 89 milioni dell’anno precedente), l’ebitda è di 31 milioni di euro con un’incidenza sul fatturato dell’8% (27 milioni lo scorso anno con un’incidenza del 7,4 per cento) mentre l’utile di esercizio è di 8,7 milioni di euro. Nel corso della vendemmia 2020 i conferimenti ordinari dei soci sono stati liquidati a un valore mediamente superiore del 7% rispetto ai prezzi di mercato.
Nell’anno fiscale l’azienda ha investito circa 22 milioni di euro in impianti e tecnologie rivolti a migliorare le proprie performance ambientali. Nell’ambito del percorso di sostenibilità, il gruppo ha introdotto, sempre lo scorso anno, la funzione interna Sustainability Management, affidata a un team di sole donne che ha definito tre obiettivi strategici che caratterizzeranno il triennio 2021-2024. “Il primo step sarà la certificazione del Bilancio di Sostenibilità che verrà presentato a marzo 2022”, racconta il DG di Caviro Simon Pietro Felice. “Entrando poi nel merito dei progetti del prossimo triennio puntiamo all’integrazione del Piano della Sostenibilità con il Piano Industriale a livello di azioni, risorse, costi e investimenti e a portare la sostenibilità in vigna attraverso la diffusione di un protocollo condiviso tra i soci”. Il terzo progetto, infine, “riguarda la business continuity in ottica di risorse umane e formazione”.
Nelle scorse settimane Caviro ha, inoltre, aperto le porte della cantina di Fumane, nel cuore della Valpolicella Classica. Frutto di un investimento di 20 milioni di euro, la nuova cantina è dedicata all’appassimento, alla pigiatura e alla fermentazione dell’Amarone e del Ripasso, e consentirà di raggiungere un volume produttivo di quattro milioni di bottiglie all’anno.