Cibus chiude l’edizione 2022, tenutasi a Parma dal 3 al 6 maggio, con numeri “sorprendenti”, come definiti dalla fiera stessa organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare. Gli espositori sono stati oltre tremila, mentre gli operatori professionali sono arrivati a quota 60mila, di cui tremila provenienti dall’estero grazie al lavoro svolto con Ice Agenzia. “Questi numeri sono sorprendenti in quanto testimoniano che siamo tornati quasi ai livelli di una fiera normale”, racconta a Pambianco Wine&Food il brand manager Riccardo Caravita. “Certamente sono inferiori agli 80mila registrati nel 2018 ma, visti i tempi, sono ben più significativi”.
Quest’anno “abbiamo eliminato il pubblico b2c, che dava numero ma non valore aggiunto, mentre gli operatori presenti erano altamente qualificati”, prosegue Caravita. “Soprattutto abbiamo notato un ritorno in massa dei buyer della grande distribuzione italiana che alla scorsa edizione di settembre mancava in quanto, per policy delle aziende causa pandemia, gli appuntamenti si facevano solo via digital”. Quest’anno il “ritorno a una libera circolazione, fatta eccezione per i blocchi di Cina e una parte dell’Asia per il Covid e di Russia e Ucraina per il conflitto bellico, e la presenza di circa tremila espositori che ha creato una massa critica importante, sia di grandi sia di piccole realtà, hanno contribuito ad attrarre tutti questi compratori”.
Ma non solo numeri, “uno degli elementi più importanti di questa edizione è l’atmosfera che si è creata in fiera. Si è respirato un pochino di normalità in un contesto profondamente legato al business in cui si è colta l’occasione per parlare di temi non solo economici ma anche sociali, ponendo comunque il cibo al centro dell’attenzione degli universi industria, distribuzione, mondo agricolo e istituzionale”.
L’edizione che si è appena svolta rappresenta una sorta di punto di inizio di una nuova normalità che si caratterizzerà per il formato ibrido tra fisico e digitale e per la presenza di un pubblico selezionato. La pandemia, infatti, “ha selezionato e scremato il mercato e in alcuni casi lo ha anche pulito”, prosegue Caravita. “Credo che il nuovo concept sia ormai ibrido, in quanto ci siamo resi conto che la presenza fisica nelle fiere è imprescindibile, soprattutto quando si parla di cibo perché questo va anche assaggiato”. Al fisico si aggiunge in accompagnamento anche il digitale, “per esempio abbiamo trasmesso in streaming i nostri convegni in presenza, così che anche chi non era presente in fiera potesse seguirli; mentre con il Cibus Lab live sul nostro canale Linkedin trasmettevamo approfondimenti, interviste, racconti e webinar in diretta dalla fiera”. Inoltre, “grazie a My Business Cibus i buyer, presenti in fiera e non, possono entrare in contatto con le aziende prima, durante e dopo la manifestazione”.
Quest’ultima edizione è tra l’altro la prima a essere carbon neutral, fatto che rende Cibus “una delle fiere più green in Europa, complice anche l’impianto fotovoltaico della struttura che ci permette di essere autosufficienti e che, quando non abbiamo fiere in corso, immette in rete energia pulita”. A livello di sostenibilità sociale, invece, la fiera ha collaborato con il Banco Alimentare che l’ultimo giorno della kermesse ha raccolto oltre 19 tonnellate di cibo donato dalle aziende e che ha contribuito a creare quasi 40mila pasti per le persone più bisognose del territorio.
Gli organizzatori hanno scelto di calendarizzare Cibus anche nel 2023 (dal 29 al 30 marzo) in armonia con Vinitaly, in un format più leggero, così da consentire agli operatori internazionali di spendere più giorni sul territorio.