Campari cresce del 13,5% nel primo semestre, chiuso a 844,7 milioni di ricavi, e vende la sede di Parigi di Grand Marnier incassando 35,3 milioni di euro.
Il gruppo italiano leader nel beverage alcolico ottiene una crescita del 9,2% per i brand a priorità globale e dell’11,5% per quelli a priorità regionale. La crescita organica delle vendite è stata pari a +6,8%. Progressi a doppia cifra per la marginalità misurata in ebitda, pari a 191,7 milioni di euro (+11,5%) e per l’utile netto rettificato, che sale da 77,3 a 93,5 milioni di euro (+21,1%). Il debito finanziario netto sale a 1.252,8 milioni di euro contro 1.192,4 milioni di fine 2016 principalmente per effetto dell’acquisizione del brand del gin Bulldog, portata a termine a febbraio.
In evidenza i risultati raccolti nelle Americhe, dove Campari ha ottenuto un progresso del 26,1% in valore nominale (+7,6% la crescita organica), arrivando una quota complessiva del 44,5% sul totale incassato nel primo semestre. Negli Stati Uniti, primo mercato di destinazione dei prodotti controllati dal gruppo milanese, la crescita è stata guidata ancora una volta dagli aperitivi, con il +42,1% di Aperol e il +15,6% di Campari. Stabili le vendite nell’area Sud Europa, Medio Oriente e Africa, da cui dipende il 30,6% del fatturato, mentre l’area Nord, Centro ed Est Europa ha registrato una crescita complessiva del +12,6% nonostante la flessione subita in Germania. Raddoppiano le vendite in Russia grazie al boom dei consumi di spumanti a marchio Mondoro e Cinzano.
L’accordo per la vendita della sede di Grand Marnier a Parigi, di cui Campari era entrata in possesso lo scorso anno con l’acquisizione di Société des Produits Marnier Lapostolle, è stato raggiunto a luglio. “L’operazione – comunica il gruppo – è in linea con la strategia volta alla razionalizzazione delle attività non-core”. La cessione dell’immobile situato al 91 di Boulevard Haussmann porterà 35 milioni di euro nelle casse della società e segue le dismissioni dei business vinicoli Lapostolle in Cile e Château de Sancerre in Francia, anch’essi ereditati con l’acquisizione di Grand Marnier, per un incasso complessivo di circa 85,8 milioni.
Bob Kunze-Concewitz, CEO di Campari, parla di prospettive “sostanzialmente bilanciate e invariate” per la seconda parte dell’anno. “Ci aspettiamo – ha dichiarato – che la marginalità lorda possa continuare a beneficiare del mix favorevole delle vendite, ancorché impattata da effetti inflazionistici sui costi dei materiali nei mercati emergenti e da rialzi nei prezzi di alcune materie prime, quali l’agave. Allo stesso tempo, la marginalità operativa, nel corso del secondo semestre, beneficerà della progressiva normalizzazione degli investimenti pubblicitari e dei costi di struttura. A questi ultimi contribuirà anche il graduale rilascio di efficienze generate dall’integrazione di Grand Marnier”. Quanto al debito, è prevista una riduzione indotta dalle cessioni di altri business non-core, tra cui la vendita recentemente annunciata di Carolans e Irish Mist, e di alcune attività immobiliari.