Il gruppo Campari ha limitato i danni nel 2020, chiudendo l’esercizio fiscale con 1,77 miliardi di ricavi e contenendo la flessione a -4,1% sfruttando la forza del canale off-premise che ha mitigato la debolezza del canale on-premise. Di conseguenza, la crescita nei mercati a elevata esposizione off-premise come Stati Uniti, Canada, Australia e Nord Europa ha parzialmente compensato la flessione in quei mercati dove la maggior parte del giro d’affari è legata all’horeca, principalmente l’Italia, e il crollo del canale global travel retail.
La reazione immediata dei mercati ai dati comunicati da Campari, nella giornata di giovedì 18 febbraio, è stata negativa, con il titolo sceso da 9,65 a 9,29 euro; poi il valore delle azioni è andato in recupero fino a chiudere a 9,74 euro, sostanzialmente in linea con il closing di mercoledì.
Sul risultato annuale pesa l’andamento dell’ultimo quarter, con le vendite scese del 7% a livello organico a causa dell’effetto dei nuovi lockdown. Scende più che proporzionalmente l’Ebit rettificato, pari a 321,9 milioni, con una flessione organica del -20,4 percento. L’utile netto rettificato è stato pari a 202,1 milioni (-24,4%) e l’utile netto a 187,9 milioni, in calo del -39,1% dopo rettifiche operative, finanziarie e fiscali per 14,2 milioni. È invece aumentata la liquidità disponibile, il cui ammontare in termini di free cash flow ricorrente è stato pari a 261,7 milioni di euro, pari al 65,4% dell’ebitda rettificato, in aumento rispetto a 55,7% nel 2019 a causa di una temporanea riduzione del capitale circolante a fine anno, per via di un effetto phasing generato dalle nuove restrizioni che hanno influenzato la performance aziendale. È aumentato anche l’indebitamento finanziario netto da 777,4 a 1.103,8 milioni, principalmente per effetto delle ultime operazioni concluse, tra cui compaiono quelle di Tannico e dello Champagne Lallier, e per il programma di buyback e il pagamento del dividendo.
Il ceo di Campari Group, Bob Kunze-Concewitz, evidenzia la resilienza del business nel corso dell’anno caratterizzato dalla pandemia. “Durante il 2020, pur continuando ad attuare la nostra strategia di lungo termine, anche tramite m&a, abbiamo aumentato i nostri investimenti per guidare, in particolare, nuove opportunità di consumo domestico. Abbiamo inoltre orientato la nostra organizzazione verso modalità di lavoro più agili e nuove priorità di business”.
In prospettiva, il ceo appare fiducioso ma cauto. “I nostri marchi sono molto in salute e fortemente rilevanti per i consumatori. Contestualmente, le nostre prospettive rimangono caute, principalmente a causa dell’incertezza legata alle restrizioni in corso e ai piani di somministrazione delle vaccinazioni, con conseguente impatto sui tempi di ripresa dei canali on-premise, in tutte le aree geografiche, e global travel retail”.