Campari Group chiude un 2023 in crescita, ma “gli analisti, pur riconoscendo che il quarto trimestre conferma lo slancio della società e che la redditività è stata superiore alle aspettative – si legge su Radiocor -, hanno espresso alcuni dubbi sul fatto che non sono state date indicazioni sulla futura espansione dei margini”. A ciò, si aggiungo diverse revisioni al ribasso dei target price.
Equita, per esempio, ha tagliato il prezzo obiettivo a 11,1 euro per azione (dai precedenti 11,4 euro), “riflettendo maggiore debito, capex, e tax rate”, si legge su Teleborsa. Barclays, invece, ha tagliato il prezzo obiettivo a 10,1 euro (dai precedenti 10,9 euro) principalmente a causa di “un’aliquota fiscale più elevata per riflettere il mix geografico, nonché alla fine di un beneficio fiscale italiano, nonché a previsioni di capex più elevate a causa del nuovo quartier generale della società”.
La società ha quindi chiuso la seduta di ieri di Borsa con un titolo in calo del 3,38 per cento. Il tutto dopo che i buoni risultati per l’anno fiscale 2023 hanno premiato il gruppo nella giornata di martedì 26 febbraio, data in cui sono stati pubblicati i conti, portando rialzi fino al 7,5%, per poi chiudere la seduta a +2,93 per cento.
Focalizzandosi sui dati, il margine lordo è stato pari a 1,7 miliardi (+7%), pari a una crescita organica dell’11,2% supportata “dall’effetto prezzo, dal mix positivo delle vendite e dai benefici iniziali provenienti dall’agave, che hanno più che compensato la continua inflazione del costo del venduto nonché gli incrementali costi fissi di produzione legati agli investimenti nell’aumento di capacità produttiva”.
L’ebit rettificato è stato di 618,7 milioni, in aumento dell’8,6% e del 15,5% a livello organico. L’ebitda rettificato si è attestato a quota 728,9 milioni, in aumento del 10,4% e del 15,5% a livello organico. L’ebit (18,5% delle vendite nette) e l’ebitda (22,3% delle vendite nette) si attestano rispettivamente a 540,2 milioni (511,5 nel 2022) e 650,4 milioni (602 l’esercizio precedente). L’utile è stato pari a 330,5 milioni, in calo dello 0,7 per cento. L’indebitamento finanziario netto al è pari a €1,8 miliardi, in aumento di 298,2 milioni rispetto al 31 dicembre 2022 e “riflette il free cash flow negativo pari a -180 milioni, dovuto principalmente all’assorbimento di cassa dovuto all’aumento di magazzino e agli investimenti in conto capitale straordinari, il pagamento del dividendo (67,5 milioni), acquisizioni di quote di minoranza e altre variazioni”.
Il dividendo annuale proposto per l’esercizio è pari a 0,065 euro per azione (+8,3 per cento).
Lo scorso anno fiscale, il gruppo ha registrato vendite nette per 2,9 miliardi di euro, in crescita dell’8,2 per cento. Su base organica, l’aumento è stato del 10,5%, sostanzialmente in linea con le aspettative degli analisti di Lseg, in particolare grazie ad aperitivi, tequila e premium bourbon. Le Americhe (che generano il 44% delle vendite totali) sono cresciute a livello organico del 7,7%, con gli Stati Uniti, mercato principale del gruppo, a +10,1% (+12,8% nel solo quarto trimestre). L’area Sud Europa, Medio Oriente e Africa (28% delle vendite totali) è aumentata del 6,8%, con l’Italia a +5,5% (+4,1% nel quarto trimestre) e Francia a +7,2 per cento. L’area Nord, Centro ed Est Europa (21% delle vendite totali) ha registrato una crescita organica del 18,7%, con la Germania a +23,9% e Regno Unito a +19,1 per cento. Infine, le vendite in Asia Pacifico (8% del totale) sono avanzate del 20,7 per cento.
Per il 2024 “ci aspettiamo che i trend dell’agave e il moderarsi dell’inflazione vadano a riflettersi nel conto economico a partire dalla seconda metà dell’anno, in parte compensati dai costi fissi di produzione aggiuntivi derivanti dall’aumento in capacità produttiva, dal trascinamento dell’effetto della creazione di scorte di sicurezza prodotte nel 2023 a costo di produzione elevato, nonché dall’effetto-valuta negativo del Peso messicano”.
In termini di nuove acquisizioni, Bob Kunze-Concewitz, CEO del gruppo fino ad aprile, quando lascerà la carica a Matteo Fantacchiotti, ha detto a Reuters che potrebbero essercene ulteriori (dopo la recente di Courvoisier) in quanto “abbiamo l’appetito e anche la capacità”.