Campari Group archivia in bellezza il 2021, ma le ‘nubi’ che posticipano il miglioramento della marginalità pesano sul titolo del gruppo, che ha chiuso la seduta di ieri, giornata in cui sono stati resi noti i conti annuali, in calo di quasi il 10 per cento.
L’azienda ha quindi registrato nel 2021 vendite nette pari a 2,2 miliardi, con una variazione organica pari al +25,6% rispetto al 2020 (variazione totale pari al +22,6%), e del +20,5% sul 2019. Nel solo quarto trimestre, nonostante le difficoltà imposte dalla nuova ondata di Covid a livello di consumi e logistica, le vendite hanno registrato un +20,9% (+12% su 2019).
Quanto ai mercati, le Americhe (42,7% del totale) sono cresciute a livello organico del +23,0% (+19,9% su 2019), con gli Stati Uniti a +18,9% (+22,8% rispetto al 2019). L’area Sud Europa, Medio Oriente e Africa (29,4% del totale) ha fatto +36,7% (+15,5% rispetto al 2019), con il mercato italiano che ha registrato una forte crescita del +36.4%, “spinto soprattutto dalla ‘revenge conviviality’ che continua nel canale on-premise e a un generale aumento della frequenza dei consumi in tutti i canali”. Il Nord, Centro ed Est Europa (20,2% del totale) ha registrato una crescita organica del 18,6% (+25,8% rispetto al 2019), mentre le vendite nell’area Asia-Pacifico (7,7% del totale) sono cresciute a livello organico del +22,9% (+27,9% rispetto al 2019).
Considerando i marchi a portafoglio, Aperol “è cresciuto significativamente (+32,8%), grazie alla sua rinnovata capacità di reclutare nuovi consumatori nel canale on-premise, mentre continua a beneficiare dei sostenuti consumi a casa”. Mentre Campari (+30,1%) “ha beneficiato del trend dei premium cocktail preparati a casa e del buon andamento del canale on-premise”.
L’ebit rettificato è stato pari a 435,2 milioni, con una crescita organica del +42,3% rispetto al 2020, pari a un incremento di +240 punti base sulle vendite nette (+13,0% e -140 punti base su 2019). L’utile netto rettificato è stato di 307,9 milioni (+52,4 per cento).
“Il 2021 è stato un anno di grande successo in cui abbiamo conseguito una performance molto sostenuta in tutti i principali indicatori di vendite e profittabilità”, spiega il CEO Bob Kunze-Concewitz. “Le ragioni di questa performance sono ascrivibili allo slancio molto positivo dei brand, sostenuto dall’aumento e dalla penetrazione dei consumi rispetto al 2019, anno non impattato dalla pandemia”.
Guardando al 2022, “rimaniamo molto fiduciosi rispetto alla dinamica positiva del business e dei nostri principali brand”, prosegue il manager. Con riferimento alla marginalità, “mentre continuiamo a sfruttare ogni opportunità per effettuare aumenti di prezzo, prevediamo che la momentanea pressione sui costi dei materiali andrà a intensificarsi nell’anno corrente, posticipando il miglioramento della marginalità lorda (+70 punti base precedentemente previsti), e portando a un margine organico dell’ebit sulle vendite sostanzialmente invariato nel 2022”.