Campari ha archiviato i primi sei mesi dell’anno con ricavi netti pari a 1,46 miliardi di euro (1,6 miliardi di dollari), registrando una crescita del 16% (+14% su base organica). Il dato è inferiore rispetto a quanto atteso dagli analisti che, come riportato da Reuters, stimavano vendite per 1,47 miliardi di euro.
Secondo quanto riportato dal gruppo, “la performance nel secondo trimestre riflette l’attesa inversione degli effetti temporanei del primo trimestre, oltre che le condizioni meteo molto avverse in tutta l’Europa centrale e meridionale, e dal delisting temporaneo da parte di alcuni rivenditori europei a seguito delle negoziazioni commerciali legate agli aumenti di prezzo, successivamente effettuati con successo”.
I risultati del gruppo sono stati resi noti ieri, 26 luglio, e il titolo del gruppo ha chiuso la seduta di Piazza Affari a 12,36 euro, in calo quindi di oltre il 3 per cento. Durante il corso della giornata, il titolo però ha toccato ribassi oltre il 6 per cento. Nella giornata di oggi, il titolo risulta in calo dell’1,33 per cento.
L’utile netto del gruppo si è attestato sui 216,9 milioni di euro (+8,9 per cento), mentre l’ebitda è stato di 395 milioni di euro, contro i 330,9 milioni dell’anno precedente.
A livello geografico tutte le aree hanno registrato una crescita organica. Le Americhe hanno registrato un incremento del 10%, con l’accelerata degli Usa a +11,7 per cento e della Giamaica con un aumento a doppia cifra guidata da Magnum Tonic, Appleton Estate e Wray&Nephew. Bene anche Brasile e Messico, che hanno “compensato la debolezza in altri mercati”. L’area Sud Europa, Medio Oriente e Africa ha registrato +16,6%, con una crescita sul mercato domestico del 13,4% grazie ad un secondo trimestre “molto sostenuto (+8,1%)”. Buona performance anche per la Francia (+21%), l’area Nord, Centro ed Est Europa (+14,5%), Germania (+16,4%) e Regno Unito (+20,9 per cento). Risultati positivi arrivano anche dall’Asia Pacifico, area cresciuta del 26,2 per cento.
A livello di brand, Campari ha riportato una crescita generale su base organica del 15 per cento, spinta da Aperol a +32,4%, “grazie al forte slancio trainato dalla crescita a tre cifre negli Stati Uniti (+122,5%) e a doppia cifra in Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Canada, Australia nonché in altri mercati europei”.
“Guardando al resto del 2023, rimaniamo fiduciosi sullo slancio positivo del business nelle combinazioni chiave di brand e mercato rispecchiando la stagionalità e l’attesa normalizzazione della crescita dei volumi, grazie alla forza dei nostri marchi, e al buon andamento del canale on-premise”, ha commentato il CEO del gruppo Bob Kunze-Concewitz. “Con riferimento alla marginalità, ci aspettiamo che l’andamento rifletta l’evoluzione del mix delle vendite e le diverse basi di confronto per gli aumenti di prezzo, nonché l’iniziale rallentamento dell’inflazione sul costo dei materiali oltre al phasing nelle spese di pubblicità e promozione e agli investimenti sostenuti per rafforzare gli assetti commerciali del gruppo”.