La California non è un paese per tutti coloro che producono vini. Ci sono quelli che continuano a crescere, come in Napa Valley, e quelli che soffrono per eccesso di produzione. Ad affermarlo è un report elaborato da Rabobank sulla situazione economica del più ricco stato americano, il cui titolo, “Too Much of a Good Thing”, è emblematico. Il problema, in particolare, sembra legato alla zona di San Joaquin Valley, nella California meridionale, dove sarebbero stati espiantati 20 mila acri di vigneti dall’ultima vendemmia con prospettive di ulteriori riduzioni produttive nei prossimi tre anni. Le cause di questi tagli deriverebbero dalla combinazione di abbondanti raccolti ed estensione della superficie vitata, che hanno dato origine a un eccesso produttivo. Al contrario, i produttori di aree come Napa Valley e Sonoma, condizionate dalla siccità e sostenute dalla richiesta crescente di vini di pregio, non hanno produzione sufficiente per soddisfare la domanda, con conseguente aumento dei prezzi. Il rafforzamento del dollaro contribuisce a penalizzare la produzione di fascia bassa, più difficile da esportare, mentre sull’alto di gamma l’impatto è relativo perché il consumo dei vini di qualità resta legato al mercato interno. I prezzi dei vini di Napa Valley e Sonoma sono condizionati anche dalle pressioni politiche contrarie all’estensione delle superfici agricole vitate, che le grandi aziende del vino stanno chiedendo per assecondare l’aumento delle richieste di prodotto. Gli aumenti hanno superato il 30% in quattro anni per prodotti come il Cabernet Sauvignon e il prezzo dei terreni, stando agli ultimi contratti di compravendita, avrebbero superato i 500 mila dollari per acro. Le previsioni di Rabobank per i vini di fascia medio/bassa restano negative: alle 5,6 milioni di confezioni già perdute nella fascia di prezzo sotto i 10 dollari se ne aggiungeranno, da qui al 2017, altre 3,9 milioni l’anno.