Sfoggia ottimismo il presidente dell’associazione che raggruppa le principali distillerie di acquavite. I numeri dell’Horeca mostrano un andamento della grappa in rialzo, mentre in Gdo la situazione appare un po’ più complessa a causa soprattutto del caro prezzi a scaffale.
Se birra e vino piangono, la grappa sorride. È fresca la notizia della flessione della bevanda al luppolo che, nei primi otto mesi di quest’anno, ha accusato una perdita del 6,6% sul mercato domestico e nel primo semestre del 7,4% sul fronte delle esportazioni (Fonte: Assobirra). Il Nettare di Bacco, invece, secondo l’Istat, ha registrato nel primo quadrimestre 2023 un calo dei volumi dello 0,7% all’estero e del 3,9% in grande distribuzione a livello nazionale (Osservatorio-Ismea-Nielsen IQ), ma soprattutto deve fare i conti con un record di stock, che significa bottiglie invendute (oltre 45,5 milioni di bottiglie) rimaste a prendere polvere nelle cantine, e il dilagare in molti terroir della peronospora, il fungo che colpisce la vite.
Di contro, per il distillato di bandiera nazionale si respira invece un altro sentiment e i numeri sono decisamente migliori, lasciando presagire un finale di stagione nel segno del rialzo. A confermarlo è Nuccio Caffo, presidente del Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa istituito lo scorso anno. Contattato da Pambianco Wine&Food , l’imprenditore calabrese sciorina numeri che fotografano un buono stato di salute del mercato dell’acquavite nostrana, come emerge analizzando i dati sull’anno terminante luglio 2023 firmato dalla società di consulenza Circana e ottenuto dal monitoraggio del canale grossisti e cash&carry. Dati che mostrano una vitalità dell’on-trade, a scapito di una flessione nel retail che paga la scelta di alzare i prezzi a scaffale.
“Nei 12 mesi di riferimento – analizza Caffo –, il distillato di vinaccia ha riportato un incremento del 9,7%, per un giro di affari totale di 26 milioni di euro, mentre i volumi, dal canto loro, sono aumentati del 6,5%, equivalente a un dato assoluto di 1,24 milioni di bottiglie vendute”. Cosa dicono queste cifre? “Che i consumi di grappa si stanno spostando da casa al fuori casa, dato che in Gdo, sempre nell’anno terminante luglio 2023 e secondo quanto comunicato da Circana, le vendite di grappa a scaffale hanno comportato un aumento risicato dello 0,2%, mentre a volume c’è stato un forte calo del 4,4%, in buona sostanza determinato da un incremento medio di prezzo del 5%, comunque inferiore al +9,8% rilevato in media su tutto il segmento spirits nel canale moderno. Prevedo che il mercato grappa possa chiudere il 2023 con una crescita di fatturato a due cifre”.
La grappa rimane dunque protagonista nei bar e ristoranti, nonostante un contesto economico complicato, ostaggio di inflazione e caro materie prime. “Anche nell’Horeca, come nella grande distribuzione, la categoria ha aumentato mediamente il suo prezzo a prodotto e ciò l’ha spinta, come altri spirit, ad abbracciare la sfera della premiumizzazione”, osserva a tale proposito il rappresentante del Consorzio. “In definitiva, al bancone si spende di più, ma l’avventore medio opta per grappe di qualità. A livello organolettico, è palese il successo delle referenze invecchiate, mentre quelle giovani e morbide risultano oramai destinate a un discorso di miscelazione”.
“Il bere miscelato, a tale proposito, deve ancora entrare in sintonia con la nostra acquavite, il cui sapore di base non è semplice da amalgamare ad altri ingredienti. Il mondo cocktail è, in ogni caso, un fenomeno nascente, di cui si parla sempre più spesso anche tra i grappaioli. C’è da lavorarci seriamente e tutti insieme, perché i margini da sfruttare sono molto ampi”, conclude Caffo.