L’annata 2015 del Brunello di Montalcino si è già aggiudicata le 5 stelle a livello qualitativo, ma sarà da ricordare anche per le quantità. Si parla infatti di una produzione di circa 10,5 milioni di bottiglie, per effetto di una stagione particolarmente favorevole. E anche le vendite sembrano assolutamente promettenti. Ad affermarlo, durante la presentazione di Benvenuto Brunello (Montalcino, 22-24 febbraio), è stato il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci: “Alla vigilia della manifestazione – ha affermato – sono state già consegnate cinque milioni di fascette per l’annata 2015. Montalcino si conferma dunque un’isola felice per produzione e per vendita”.
A influire sull’andamento è stata anche la forte richiesta del mercato statunitense, sulla quale ha probabilmente influito il timore di un dazio all’import, attualmente rientrato. Gli Stati Uniti del resto rappresentano da sempre il primo mercato estero di destinazione dei vini di Montalcino, con una quota che oscilla tra il 25 e 35% della produzione annua. “Un altro mercato importante è quello canadese – ha affermato Bindocci – che però è parzialmente rallentato dall’esistenza del monopolio all’import. Intanto sta crescendo molto bene la Gran Bretagna”.
L’export assorbe circa il 70% della disponibilità, che per il 2019 è stata pari a 141 mila ettolitri di vino, di cui circa 97 mila era Brunello, 34 mila Rosso e il resto tra Moscadello e Sant’Antimo. E se è difficile calcolare il giro d’affari annuo dei vini di Montalcino, sulle quotazioni dei terreni non ci sono dubbi: si parla di quasi un milione di euro per ettaro. I soci appartenenti al Consorzio di tutela sono ben 218 e rappresentano il 98,2% della produzione di Brunello. Un vino che, al pari del Barolo, comanda la schiera delle etichette italiane più presenti nelle wine-list dei ristoranti di New York, San Francisco e Londra con prezzi medi stellari, da 320 a più di 400 dollari a bottiglia, secondo la rilevazione presentata a Benvenuto Brunello dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini. Il quale ha evidenziato come ci sia ancora molto da fare rispetto al posizionamento dei competitor Bordeaux e Borgogna.
Intanto il vicepresidente del Consorzio, Stefano Cinelli Colombini, ha annunciato che il Brunello, assieme ad altri sette consorzi toscani, sta per mettere a punto una sorta di super database per monitorare le vendite attraverso una raccolta di dati su base volontaria e anonima da parte delle imprese stesse. A far da pilota per quest’iniziativa è stato il consorzio del Chianti classico. L’obiettivo, ha evidenziato il numero due del Brunello, è quello di arrivare a un report trimestrale per fornire strumenti moderni per la gestione della commercializzazione dei prodotti, arrivando a individuare nuovi mercati e tendenze. Il progetto sarà realizzato con la collaborazione di Valoritalia e Wine Searcher e andrà a rilevare anche i prezzi medi ai clienti finali per ogni singolo paese e l’indice di attenzione del consumatore finale rispetto alla tendenza all’acquisto.