“I tempi? Se tutto va come deve andare, a fine mese o inizio luglio partiamo con la quotazione”. Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, è pronto al debutto in Piazza Affari. Il 12 giugno Borsa Italiana ha comunicato la pre-ammissione all’Aim per la società con base in Valpolicella (Verona) e nota non solo per l’Amarone o il Campofiorin, ma anche per le operazioni avviate in collaborazione con Bossi Fedrigotti, Serego Alighieri e per le proprie tenute in Argentina. Come già annunciato, la famiglia Boscaini intende rimanere saldamente al timone della società, controllata da tre suoi componenti con il 28,32% a testa, di conseguenza il flottante immesso nel mercato, fino al 25% del capitale, deriverà in parte da una vendita della quota detenuta dal fondo Alcedo e in parte da un aumento di capitale. I joint global coordinator dell’operazione sono Unicredit ed Equita. Ambromobiliare è advisor della società. “C’è molta attesa, perché siamo il primo brand di vino di qualità e produttore diretto a scegliere la quotazione in Borsa – spiega Boscaini a Pambianco Wine – e dimostreremo che questo settore non ha paura della finanza, anzi! Vogliamo cogliere la possibilità che essa ci offre per superare i limiti dimensionali e arrivare a quella massa critica che il mercato ci richiede. Direi, parafrasando Cavour, che abbiamo fatto il vino italiano, ma ora dobbiamo fare gli operatori italiani del vino”. Tra i progetti in vista post quotazione spiccano l’apertura di wine bar (il prossimo sarà inaugurato sul lago di Garda, a Lazise) e la crescita dimensionale a piccoli passi (“Nei vini fini ci si muove come in una cristalleria”, sottolinea Boscaini) anche attraverso accordi con altre storiche aziende del Triveneto, possibilmente dotate della stessa expertise che Masi detiene nell’appassimento delle uve da cui prende corpo l’Amarone. “Vorremmo creare attorno a Masi un consenso che si trasformi in aiuto per tanti operatori della filiera”, conclude Boscaini.