Le bollicine accendono le feste, le italiane in primis. Per Natale e Capodanno saranno infatti stappate 341 milioni di bottiglie di spumante italiano, nel Belpaese e all’estero. Considerando il solo mercato italiano, qui saranno circa 101 milioni le bottiglie stappate, di cui 95 milioni ’domestiche’ (+1 per cento). Migliore il trend di consumo all’estero che, con una crescita dell’8%, tocca quota 246 milioni di bottiglie.
Secondo le stime dell’Osservatorio di Unione italiana vini e Ismea, ad occupare un posto maggiore sotto l’albero è il Prosecco (Doc, Conegliano e Colli Asolani), forte anche di una incidenza sulla produzione che oggi è arrivata al 70% degli spumanti imbottigliati nel Belpaese. La solida propensione all’export lo rende il prodotto tricolore dell’agroalimentare più commercializzato nel mondo, con un valore complessivo stimato per il 2022 che supera 1,6 miliardi di euro.
Al primato del Prosecco, si accompagna la crescita delle altre celebri bollicine italiane: quella in doppia cifra del Trento Doc, i numeri in incremento dell’Asti e la conferma del Franciacorta. L’Alta Langa Docg ha contribuito ai risultati tricolore chiudendo il 2022 con una crescita del 40% sulle vendite rispetto all’anno precedente. E nell’ottica di incrementarne la produzione, il prossimo anno vi sarà una riapertura del bando vigneti che consentirà l’iscrizione di 220 nuovi ettari ad Alta Langa Docg nel triennio 2023-2025.
Complessivamente, il 2022 chiuderà con un nuovo record produttivo di spumanti italiani molto vicino al tetto di un miliardo di bottiglie (970 milioni), per un controvalore di 2,85 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi solo di export. A trainare la crescita, la domanda nei mercati chiave di Stati Uniti, Regno Unito e Germania, ma anche piazze consolidate ed emergenti, come Canada, Svezia, Giappone, Est Europa e Francia, sempre più attratta dalle bollicine italiane (+25% la crescita in volume nel Paese dello Champagne).
Le produzioni a denominazione di origine contano l’83% dei casi (al 6% gli Igt). Quest’anno segneranno una crescita più contenuta rispetto alle ultime annate, “ma consolidano il proprio ruolo di traino in favore di tutto il settore in un periodo meno brillante per i vini fermi”, come specifica l’Osservatorio. Per il 2022 la crescita produttiva stimata è del 6%, con un aumento dei volumi esportati dell’8% e una variazione minima, ma comunque positiva (+1%), della domanda interna.