Dopo un 2022 a dir poco brillante, con una crescita “a doppia cifra importante”, secondo la specifica dell’amministratore delegato Giampiero Bertolini (che però non fa trapelare alcun numero), Biondi Santi avanza anche nel primo semestre 2023. Se infatti il 2022 ha con ogni probabilità portato a superare i 10 milioni di euro di fatturato, quest’anno chiuderà con un altro risultato da record in crescita, dato che le allocazioni sono già tutte definite e non si attendono sorprese rispetto al budget.
Sono questi risultati, sommati alla performance molto positiva dell’altra acquisizione toscana ovvero Isole e Olena (i cui ricavi hanno raggiunto 5,5 milioni di euro nel 2022), che danno ragione all’investimento del gruppo francese Epi sui brand italiani di alta gamma.
Anzi, da gennaio del 2022 la strategia di Epi prevede un mantenimento degli asset nella moda e nel real estate, mentre “l’unico settore in cui si vuole investire per progetti in cui portare avanti e governare il piano industriale è il vino – rivela Bertolini – perché Christopher Descours ha un progetto a tutto tondo che mette in gioco investimenti importanti, ma anche ritorni sul lungo periodo”.
Epi è infatti in costante allerta rispetto alle opportunità sul vino, soprattutto in Italia, perché “per noi è un Paese importante – chiosa il manager – e c’è ancora un rapporto costo-beneficio che giustifica un investimento”, dunque vale la pena di giocare su più brand “non per fare economie di scala, ma per posizionarsi sull’eccellenza”. Il tutto senza mettere in discussione il made in Italy, ma portando (dalla Francia) “un approccio professionale che costruisca una prospettiva, lavorando sul mercato e sul posizionamento”.
Se dunque l’AD Bertolini conferma che il progetto funziona, non nasconde invece la preoccupazione in prospettiva. “Quest’anno è buono – conferma – nel senso che per Biondi Santi, con le allocazioni, il budget è fatto e per Isole e Olena dovremmo raggiungere gli obiettivi, che erano ugualmente in crescita. Sono però un po’ preoccupato per l’anno prossimo, nel senso che si iniziano a vedere situazioni di calma piatta negli Usa, in Uk e in Asia. E questa calma sembra toccare non solo la fascia media, ma anche i vini di alta gamma”. Non a caso l’indice Liv-ex ha mostrato già un notevole rallentamento nella crescita dei prezzi sui fine wines, “Bordeaux non sta vendendo come in passato – aggiunge il manager – e i vini italiani stanno rallentando sulla Place de Bordeaux, dunque sono segnali che ci fanno essere più cauti nelle proiezioni”.
Certo, se qualcuno sembra leccarsi le ferite, Bertolini richiama al senso di realtà. “I dati mostrano un culmine dei vini fini sulla Place de Bordeaux ad ottobre e poi una discesa – dice – ma certo non siamo messi male. Stiamo parlando di un rallentamento rispetto a un picco quasi inflazionistico, per cui c’è un assestamento normale, simile a quello che ha vissuto lo Champagne”.
In questo scenario, la strategia di mercato del gruppo non cambia. Si punta ad allargare la distribuzione, crescendo nei paesi chiave come Usa e Uk, e si lavora con il trade e non con canali che vanno diretti al consumatore, limitando anche il rapporto con piattaforme dedicate a collezionisti o investitori come Oeno o Crurated. “Facciamo qualcosa con queste piattaforme, ma in quantità molto basse – specifica il manager – perché quelle sono bottiglie che spariscono nel momento in cui vengono allocate e non mi serve a creare valore sul marchio. Io devo dare priorità a ristoranti e hotel e retailer importanti, perché è dove il prodotto si vede e si apprezza e si fa spiegare a qualcuno”.
Arrivati a cinque anni, Bertolini conferma la soddisfazione rispetto al percorso fatto. “Abbiamo sbagliato tutte le stime per difetto – ammette con un sorriso soddisfatto – perché se al mio arrivo feci un certo tipo di business plan a 10 anni, dopo cinque anni siamo avanti di tre anni. E questo a testimoniare la forza del marchio Biondi Santi. Perché se all’inizio c’era scetticismo rispetto alla nuova proprietà, abbiamo lavorato per riconnettere operatori, trade, critici e media con l’azienda, mostrando quello che stavamo facendo per preparare il futuro. Abbiamo portato una evoluzione, non una rivoluzione. Questo ha cambiato la percezione e oggi c’è apprezzamento per il nostro lavoro, ma soprattutto c’è attesa per i nostri vini che sono stati riposizionati sul mercato”.
Se Usa, Uk, Hong Kong e Svizzera mantengono lo status di destinazioni cruciali per Biondi Santi, è cambiato l’approccio alla Cina dove è stata eliminata l’esclusiva e si lavora con più partner. Nuovi mercati invece non sono nel mirino, soprattutto perché a Montalcino c’è un limite quantitativo nelle bottiglie, anche se “stiamo lavorando per capire l’assetto produttivo del futuro che ci permetta di stare sul mercato”.
I progetti vedono all’orizzonte investimenti strutturali. La nuova cantina di Isole e Olena sarà pronta tra due anni e permetterà di lavorare meglio, con una spinta anche sul fonte enoturismo “anche se stiamo cercando di capire quale sia il percorso migliore per noi”, chiosa Bertolini, mentre la nuova cantina al Greppo è un progetto futuribile principalmente per gli ostacoli burocratici.