Berberè apre a Milano la sua terza pizzeria dopo quelle già avviate nel quartiere Isola e sui Navigli. Per la catena della pizza da condivisione si tratta della decima apertura nel territorio nazionale, a cui si aggiungono i due locali a Londra. La location scelta per l’ulteriore opening a Milano è tra piazza della Repubblica e la Stazione Centrale, all’incrocio tra via Tenca e via Cappellini. L’apertura è prevista per la seconda metà di marzo.
Non sarà l’unica novità per il brand fondato nove anni fa dai fratelli Matteo e Salvatore Aloe a partire da un centro commerciale fuori Bologna. “Il 2019 – spiega Salvatore Aloe – sarà l’anno dell’apertura della nostra Academy. Inoltre arriveremo al 100% di prodotto bio, a fine 2018 eravamo già oltre l’80% e non avevamo accelerato solo perché risulta ancora difficile inserire in carta delle birre biologiche all’altezza”. Inoltre, dovrebbe arrivare anche la seconda apertura a Torino, in una location centrale, in attesa di rafforzare la presenza su Roma.
I risultati si vedono nel conto economico: dopo aver chiuso il 2017 a 5 milioni di ricavi, la stima per l’esercizio appena concluso è di un +45% di incassi nei nove locali gestiti, arrivando poco oltre i 7 milioni di euro.
Intanto cresce la forza lavoro della società partecipata in minoranza da Alce Nero, gruppo leader dell’agricoltura biologica in Italia. “Siamo già a 120 addetti, tutti diretti perché non facciamo ricorso al franchising – precisa Aloe – e a fine anno dovremo sfiorare quota duecento. Nel mondo delle pizzerie il turnover è altissimo, ma Berberè lo ha più che dimezzato rispetto alla media perché abbiamo investito in formazione e perché, grazie allo sviluppo concentrato nelle città dove già siamo presenti, offriamo al personale la possibilità di crescere professionalmente: il secondo pizzaiolo diventerà il primo nel caso di nuova apertura. La professionalità e l’organizzazione sono alla base di modelli che vanno oltre lo schema della ristorazione familiare, dove dominavano passione e senso di appartenenza, elementi importanti ma non più sufficienti. E quando c’è professionalità, spesso c’è anche capacità di attrazione verso investitori e private equity”.