Per i vini delle Langhe è stato un anno complessivamente positivo, con alcune differenze sostanziali legate alle tipologie di prodotto. I dati elaborati dal Consorzio di tutela con sede ad Alba, che rappresenta dieci denominazioni, mostrano un tasso di incremento annuo pari allo 0,7% per un totale di poco inferiore a 55,8 milioni di bottiglie. Il miglior risultato è quello di tutte le denominazioni che appartengono alla famiglia Langhe, con una produzione annua di 11,7 milioni di bottiglie (+8%), ma anche per la docg più prestigiosa, quella del Barolo, è andata piuttosto bene, con un totale di 12,98 milioni di bottiglie e un balzo annuo del 4%, che significa quasi mezzo milione di colli in più. Tra le tipologie in controtendenza spicca il caso del Dolcetto di Diano d’Alba (-14%), che però è una produzione molto piccola, poco più di mezzo milione di bottiglie. Diverso è il caso del Barbaresco, l’alter ego del Barolo in fatto di notorietà internazionale grazie soprattutto a Gaja, che nel 2020 ha perso l’8% in numero di bottiglie, scendendo da 4,27 a 3,94 milioni di colli.
“La flessione del Barbaresco dipende non tanto dalla richiesta di mercato, quanto dalla disponibilità di prodotto”, precisa Andrea Ferrero, direttore del Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani. “Questo perché l’annata messa in commercio nel 2020 era la ‘17, caratterizzata da una minore raccolta per effetto della gelata di aprile e delle grandinate estive. In generale, si può dire che i risultati in termini di imbottigliamento, dato che rispecchia la richiesta di mercato, siano stati superiori alle previsioni”. Ferrero precisa poi che i produttori non sembrano temere le conseguenze della crisi pandemica in termini di domanda per i vini delle Langhe, il cui appeal internazionale resta molto forte. “È certamente mancata la richiesta della ristorazione, ma online e grande distribuzione hanno permesso di compensare in buona parte questo fattore di debolezza. Tra i nostri associati, c’è chi ha dovuto affrontare un calo di vendite a doppia cifra, chi è rimasto stabile e chi addirittura ha ottenuto un buon aumento di ordini. Negli Usa, l’anno era iniziato con gli importatori a caccia di Barolo e di altri vini per timore dei dazi, poi non applicati. In Germania e Canada le vendite del 2020 sono andate bene”.
Un altro aspetto che testimonia la fiducia dei produttori langaroli è la decisione di non ricorrere a vendemmia verde, distillazione o aiuti allo stoccaggio. In sostanza, hanno coltivato i vigneti con tutta l’intenzione di trasformare le uve in vino, fiduciosi di poter poi vendere le loro bottiglie di annata 2020, sia quelle di pronta beva sia quelle destinate a lungo affinamento come Barolo e Barbaresco.
Il Consorzio di tutela organizza ogni anno la manifestazione Grandi Langhe, che nel 2021 si trasforma in versione “on the road”. Inizialmente prevista il 28 febbraio, la partenza del tour da Taormina è stata rinviata a dopo Pasqua e prevede 13 tappe salendo lungo la Penisola con conclusione a Torino. Il 2021 sarebbe stato inoltre l’anno previsto per lo sbarco in Cina con il format internazionale Barolo & Barbaresco World Opening, che aveva debuttato lo scorso 4-5 aprile a New York e che quest’anno si sarebbe dovuto tenere a Shanghai: “In Cina saremo comunque presenti, ma con le attività di formazione della Barolo & Barbaresco Academy”, precisa il direttore.
Il territorio, e in particolare la docg Barolo, fanno gola a potenziali acquirenti, ma è anche estremamente difficile da penetrare perché non ci sono aziende in vendita e perché le quotazioni dei terreni sono salite a livelli mai raggiunti in precedenza, i più alti in Italia: si parla dai 2 ai 4 milioni di euro l’ettaro.