Per la gdo passano circa i due terzi delle vendite totali di vino in Italia. Si tratta di un giro d’affari ingente, tale da generare un fatturato di circa 2,5 miliardi di euro. I dati sono stati presentati a Vinitaly nel corso dell’ormai consueto appuntamento dedicato alla grande distribuzione organizzata, durante il quale è emersa non soltanto la forza del canale commerciale, ma anche i limiti evidenziati dal moderatore della tavola rotonda Luigi Rubinelli, direttore di Retail Watch. “Il reparto dei vini – ha sottolineato Rubinelli – ha bisogno di atmosfera, bisogna crearla, non sempre è sintonica con il prodotto. Poi servono informazioni, in genere ne sono presenti poche, e vanno suggeriti gli abbinamenti col cibo, è veramente raro trovarli”.
La ricerca di Iri sul vino in gdo evidenzia che i più acquistati sono quelli a denominazione d’origine e i vini tipici regionali, mentre avanzano i vini biologici (5,3 milioni di bottiglie). Il formato preferito dai consumatori è la bottiglia da 0,75cl mentre il brik è in flessione e sono sempre più graditi nuovi formati come la mezza bottiglia (+21,3%) e il bag in box (+13,8%).
Un altro focus è stato dedicato all’acquisto di vino italiano nei supermercati Usa, dove si spendono circa 1 miliardo di dollari l’anno per i vini italiani e dove un terzo circa delle bollicine ed un terzo dei vini fermi venduti in questo canale sono italiani. Tra i più venduti compaiono Prosecco, Pinot Grigio, Chianti, Lambrusco, Barbera. “Gli americani – ha spiegato Marc Hirten, presidente della società di distribuzione Frederick Wildman – differenziano molto la scelta del vino in base alla modalità di consumo e se in enoteca acquistano vini blasonati come il Barolo, i Super Tuscan, il Brunello, il Franciacorta o l’Amarone, sugli scaffali del supermercato acquistano regolarmente i vini italiani, la cui gamma d’offerta si è molto ampliata negli ultimi anni”.
Tornando all’Italia, il DG di Gruppo Italiano Vini, Roberta Corrà, ha sottolineato l’aumento della qualità dell’offerta in atto nella grande distribuzione. “È aumentata la sensibilità per prodotti di prestigio con prezzi anche elevati, con marche note, profondamente legate al territorio. Questo in risposta al cambiamento delle esigenze del consumatore”, ha affermato Corrà. “Registriamo negli anni una costante ‘premiumizzazione’ della domanda, come evidenziato dalla crescita dei vini a denominazione d’origine e dei vini fermi a connotazione regionale, i cui primi 10 vitigni pesano circa per il 30% dei consumi totali”, gli ha fatto eco Enrico Zanoni, direttore generale di Cavit.
Alla tavola rotonda hanno partecipato gli esponenti di Coop, Conad e Carrefour. Quest’ultimo gruppo, per voce del responsabile acquisti beverage Gianmaria Polti, ha sottolineato il trend ormai consolidato dei vini biologici. “Già da tempo, vi stiamo dedicando uno spazio e una numerica di referenze rilevante all’interno dei nostri assortimenti sia nelle grandi superfici ma anche nei negozi di prossimità”, ha commentato l’esponente di Carrefour.