Rosso rubino prodotto da vitigni della tradizione, il Turriga ha raggiunto il traguardo delle trenta vendemmie, esprimendo, nella pienezza del suo carattere, la filosofia di casa Argiolas, elaborata negli anni Ottanta del Novecento. Fu allora che il patriarca Antonio Argiolas, nato nel 1906 e morto ultracentenario, condivise con i figli, Franco e Giuseppe, l’idea di imbottigliare il prodotto delle uve maturate nei vigneti poco lontani da Serdiana, paese della cantina, fulcro della storia imprenditoriale della famiglia. La volontà di consentire alle varietà locali (Cannonau, Carignano, Bovale Sardo e Malvasia nera) di mescolarsi per dare alla luce un vino longevo si concretizzò col coinvolgimento dell’enologo Giacomo Tachis e del suo allievo Mariano Murru, oggi direttore tecnico.
Un anniversario, quello della trentesima vendemmia del Turriga, che l’azienda, sostenuta da 18,9 milioni di euro di fatturato e 2,6 milioni di bottiglie prodotte, celebra con una mostra dal titolo ‘Dialogo Adagio’: un omaggio artistico al processo di creazione del vino bandiera della cantina, interpretato da opere inedite che esprimono l’eccellenza artigianale sarda in diverse discipline. L’esposizione, allestita dal 30 maggio al 30 settembre presso la Cantina Argiolas di Serdiana, è stata curata dal duo creativo Pretziada, composto da Kyre Chenven e Ivano Atzori.
“La volontà di raccontare la Sardegna con uno sguardo sempre molto internazionale ci accompagna ancora oggi – spiega a Pambianco Wine&Food Valentina Argiolas, terza generazione alla guida dell’azienda insieme alla sorella Francesca e al cugino Antonio, nel ruolo di responsabile marketing e comunicazione ed export manager”. Con una quota export del 40% in in 52 Paesi, “quest’anno nei primi tre mesi siamo esplosi, poi con lo scoppio della guerra abbiamo avuto un contraccolpo negativo a causa dell’aumento dei prezzi e della carenza delle materie prime. Ora, con l’inizio della stagione e la riapertura dei mercati asiatici, stiamo ripartendo molto bene”.
“I fatturati parlano”, aggiunge il presidente Franco Argiolas, padre di Valentina. “Se stiamo crescendo in questa situazione così complessa, è un buon segno”. Resta difficile avanzare previsioni anche a breve termine, ma continuano tuttavia gli investimenti in vigna e sulle pratiche di agricoltura sostenibile. “Durante la pandemia abbiamo acquistato un bellissimo vigneto – sottolinea Valentina Argiolas – che si è unito a un altro che avevamo a Iselis e abbiamo impiantato finalmente le prime barbatelle prodotte da noi con dei cloni selezionati di Cannonau”.