Nuovi progetti d’ospitalità in casa Marchesi Antinori. La storica cantina di base in Toscana, nel Chianti Classico, ha infatti allo studio un’iniziativa nel campo dell’hospitality a Bolgheri, dove il gruppo è presente con la Tenuta Guado al Tasso.
“C’è allo studio di estendere l’ospitalità nella zona di Bolgheri – spiega a Pambianco Wine&Food Albiera Antinori, presidente di Marchesi Antinori – ma questo non vuol dire che verrà fatto, si tratta infatti di grossi investimenti. Ci sono alcune zone che potrebbero beneficiare di un’ospitalità più da albergo che da agriturismo, ma questo non è il nostro mestiere, quindi va valutato se eventualmente mettere in pratica il progetto con qualcuno o meno”.
Marchesi Antinori è già attiva nel campo dell’ospitalità con diversi progetti che spaziano dai ristoranti alle botteghe, fino all’agriturismo di Fonte de’ Medici. A Bolgheri, nella Tenuta di Guado al Tasso, c’è per esempio l’Osteria del Tasso. Proprio in tema ospitalità, “l’anno è iniziato molto bene – spiega Antinori – e le premesse per la stagione estiva sono buone”.
A livello di performance economiche, dopo aver chiuso il 2021 superando i livelli del 2019, con ricavi consolidati oltre i 250 milioni di euro, di cui 212 milioni generati dalla parte vino, ”il 2022 sta andando bene”, afferma Antinori. “Il nostro quantitativo di vino ci consentirà di rispettare la crescita tipica di aziende come la nostra, che si attesta storicamente sul +4-5% l’anno”. Nel periodo, viste le difficoltà date dal conflitto Russia-Ucraina, “certamente peseranno l’incremento dei prezzi dei componenti come vetri, cartoni, nonché i maggiori costi delle spedizioni”.
Tra gli elementi che incideranno sulla crescita della cantina c’è il wine club, prima riservato a un pubblico ristretto e poi aperto a tutti dal periodo pandemico in poi. “La parte online, seppur piccolissima, rimarrà aperta anche perché ormai è stato sdoganato il concetto delle vendite aziendali via web. Le facciamo stando però molto attenti ai prezzi, facendo sì che siano in linea con il mercato”. Questo rappresenta “un buon modo per tenere contatto con i consumatori finali che sono quelli che danno i feedback in termini di stile di vini, per esempio”.
A livello di eventuali operazioni di acquisizioni, “non abbiamo nulla in programma”. È successo due volte nella storia che l’azienda abbia comprato delle cantine – Prunotto e Jermann – “ma non è una cosa che siamo soliti fare. Magari qualche riconfinamento di vigneti. Ma abbiamo tanta carne al fuoco su cui lavorare e quindi la direzione è consolidare ciò che già abbiamo”, conclude Albiera Antinori.