Nel 2019 chi produce l’Amarone ha fatto buoni affari. L’indagine annuale realizzata da Nomisma Wine Monitor ha evidenziato che gli incassi legati al vino più famoso della Valpolicella (Verona) sono aumentati del 6,8% in Italia e del 4% all’estero, per un giro d’affari complessivo di circa 350 milioni di euro. L’incremento del mercato domestico è dunque superiore a quello dell’export e ne riduce l’incidenza rispetto al fatturato, che è stata pari al 62,4 percento. Tra le destinazioni in evidenza nel corso dell’ultimo anno spiccano Danimarca (+20%), Svezia e Gran Bretagna (+18%) Giappone (+15%), Cina e Canada (+5%). In calo gli Stati Uniti (-2%) e la Svizzera (-6%). Il primo mercato resta la Germania, che ha rafforzato il primato aumentando le vendite del 6% sul 2018, davanti a Stati Uniti e Gran Bretagna; quest’ultima ha superato la Svizzera ed è salita sul podio.
Risultati dunque importanti per il grande vino rosso veronese, ma tra le luci si intrufola anche qualche ombra. La prima è la tendenza al consumo, soprattutto da parte dei millennials, di vini dal basso grado alcolico, che certamente non avvantaggia un prodotto “corposo” come l’Amarone. La seconda è legata al favore, sempre da parte dei giovani, per i vini bianchi: “Va bene per la provincia di Verona, ma non per la Valpolicella”, riconosce il presidente del Consorzio di Tutela, Andrea Sartori. “La strada deve essere unica: realizzare un Amarone, un Ripasso e un Valpolicella sempre più iconici, aspirazionali, attenti al posizionamento. Devono diventare il racconto di una storia diversa, altrimenti questi consumatori non li conquisteremo mai”. La terza è ancor più delicata, perché si tratta di un’ombra che dipende in parte dagli stessi produttori della Valpolicella e in parte dalla distribuzione: le promozioni “estreme” a cui spesso l’Amarone è sottoposto.
Sartori afferma: “Le promozioni sono un vulnus della denominazione. Quando parlo di miglioramento della qualità non mi riferisco solo al vigneto, al processo produttivo e al packaging, ma anche alle decisioni prese nell’ambito della distribuzione. Vedere un Amarone in vendita al pubblico a 9,9 euro è una porcheria, e fa più male alla denominazione di quanto lo faccia un prodotto scadente. Purtroppo non ci possiamo fare nulla, perché il consorzio non può influire su quei pochi che prendono simili decisioni”. A conferma di un problema legato alla difesa delle quotazioni dei vini di Valpolicella c’è il dato 2019, anno in cui la crescita dei volumi esportati (+7,2%) ha superato quella del valore (+4%).
Sono quasi 8.300 gli ettari vitati nei 19 comuni della Doc veronese Valpolicella. Nella provincia leader in Italia per export di vino, sono 2.273 i produttori di uve e 272 le aziende imbottigliatrici in una denominazione in cui il Consorzio vanta oltre l’80% della rappresentatività. Lo scorso anno si sono superati i 64 milioni di bottiglie prodotte, di cui 18,6 milioni per Valpolicella, 30 milioni per Ripasso e 15,4 milioni per Amarone e Recioto.