A partire dalla primavera, i prezzi dei vini in grande distribuzione e horeca sono destinati ad aumentare. Lo afferma l’osservatorio di The Wine Net, rete di sette cooperative italiane nata nel 2017 che riunisce Cantina Valpolicella Negrar, Cantina Pertinace, Cantina Frentana, Cantina Vignaioli Scansano, Cva Canicattì, La Guardiense, Cantina Colli del Soligo.
Secondo quanto emerso dall’indagine, i prezzi dei vini sono destinati a salire a causa di un rincaro medio dei listini delle aziende, calcolato tra l’8% e il 12%, dovuto agli aumenti eccezionali dei costi di materie e servizi. Ciò, di conseguenza, comporterebbe un rialzo dei prezzi anche per il consumatore finale.
Di fronte a questo scenario, riporta lo studio, gli operatori del canale horeca hanno accettato queste variazioni, mentre la gdo oppone maggiori resistenze. Nel caso in cui la gdo voglia mantenere inalterati i margini, il rincaro medio del 10% nei listini delle aziende si tradurrà in un aumento del prezzo finale per il pubblico che può variare dal 10 al 30 per cento. “Eppure – si legge nella nota – alcune insegne stanno già facendo campagne pubblicitarie rivolte al consumatore per rassicurarlo sull’assenza di aumenti, facendo ricadere il mancato profitto solo sulle cantine”.
Tra le criticità sollevate da questi rincari, c’è il posizionamento di alcune denominazioni all’interno del canale moderno, “che con questa situazione rischiano di non essere più appetibili per il consumatore”. Per esempio, nel caso della Valpolicella base o del Montepulciano d’Abruzzo, posizionate tra i 3 e i 7 euro, il rischio è perdere mercato perché il consumatore non sarà disposto a un aumento di 1 euro nel prezzo finale. Se ciò accadesse, “alcune tipologie di vino potrebbero divenire più convenienti da vendere come sfuso anziché imbottigliato”.
Per quanto riguarda l’estero, la situazione “si prospetta meno critica per le cantine grazie al comportamento degli importatori che, in gran parte, hanno accettato di ripartire in modo equo un rincaro previsto del 15-18%, con un 8% sostenuto dalla cantina con il mancato guadagno, un 5% di aumento dei listini e un 5% di assorbimento da parte dell’importatore”, conclude la nota.