Una nuova brand image che strizza l’occhio ai più giovani, una cantina raddoppiata in termini dimensionali e un attento lavoro in vigna. Sono questi gli ingredienti che portano Cà Maiol, tenuta situata nel cuore della Lugana, a Desenzano del Garda, e in orbita al gruppo Santa Margherita dal 2017, a imboccare la strada per il futuro. Un percorso di trasformazione durato cinque anni e frutto di un investimento complessivo di 13 milioni di euro.
Tutto è iniziato dal lavoro in vigna: evitando l’uso di prodotti di sintesi, stimolando l’attivazione della microflora autoctona del terreno e praticando la potatura conservativa. Questo nuovo approccio sostenibile, oltre a salvaguardare l’ambiente, ha permesso di migliorare la qualità delle uve e allungare la vita delle piante.
L’azienda ha poi ammodernato la cantina, oggi raddoppiata in dimensioni rispetto a quella esistente. Nello specifico, la lavorazione ora avviene per gravità, c’è la possibilità di vinificare separatamente ogni singolo vigneto, sono state sviluppate due linee di lavorazione, inserite presse Willmes e serbatoi tronco-conici a cui si aggiunge quello di assemblaggio centrale da duemila ettolitri, ed è stata introdotta la tecnologia. “Con questi lavori, abbiamo completato la struttura della cantina e posto le basi per ingrandirci in futuro, con l’inserimento, per esempio, di nuove vasche”, racconta a Pambianco Wine&Food Alessandro Marzotto, general manager di Cà Maiol. “A oggi realizziamo 1,45 milioni di bottiglie e la potenzialità con la nuova cantina sale a 2 milioni, senza però mai derogare la qualità per la quantità”.
“Una volta ultimati i lavori in vigna e in cantina – prosegue Marzotto – sentivamo la necessità di rappresentare il tutto attraverso una certa estetica. Abbiamo quindi iniziato a fare un percorso per capire i caratteri identitaria della nostra realtà e, una volta individuati, li abbiamo resi il più coerenti possibile in modo tale da andare a creare un vero e proprio brand all’interno del mondo del vino”.
E infatti, il restyling del logo e del packaging prendono a testimone la chiave di volta – ovvero l’elemento architettonico portante di un edificio, che chiude un arco e tiene ferme le altre pietre – trasformandola in segno identitario. Questo simbolo viene ripreso sulle etichette e sulla stessa bottiglia, resa più armoniosa e leggera, e sul logo, il cui colore richiama le sfumature del Lago di Garda a Sirmione, nei pressi del Castello Scaligero.
Una nuova immagine che si inserisce nella strategia aziendale di avvicinarsi ai più giovani wine lover e “di valorizzare quella che è la parte annata della Lugana che si sposa bene con l’altra produzione principale, quella della Valtènesi, che vendiamo soprattutto legata ai rosati, e quindi quei prodotti più pop, giovani, legati agli aperitivi e da tutti i giorni”. Dall’altro lato, “stiamo anche lavorando per valorizzare la Lugana denominazione per le sue potenzialità di invecchiamento, quindi con prodotti tipo la riserva o il Molin e con questi giocare un’alta partita nell’ambito dei grandi vini bianchi, legati anche a una gastronomia più spinta”. In questo modo “vogliamo esprimere tutte e due le anime del Lugana”.
Cà Maiol ha chiuso il 2022 con ricavi per 8,7 milioni (+7,5% sul 2021 e +7% sul 2019). Di questi, circa il 40% è stato generato dal mercato Italia (dove l’azienda è esposta per il 70% nel canale Horeca), seguito da Germania (35%), Svizzera, Benelux, Usa e Giappone. Per quanto riguarda il 2023, “le attese sono molto positive. Abbiamo iniziato l’anno con un primo trimestre molto positivo e ora speriamo che questo nuovo lancio ci dia uno slancio importante”, conclude Marzotto.