L’offerta beverage nelle camere degli hotel strizza l’occhio ai prodotti del territorio e si spinge verso il private label. I servizi, inoltre, si fanno sempre più personalizzati e personalizzabili con esperienze fai da te studiate ad hoc per ciascuna offerta.
È finito il tempo della ‘banalità’ del food & beverage, anche nel frigobar delle camere d’albergo. Se abbiamo imparato che il cliente dell’hotel ripone attenzione alla sostenibilità dei prodotti da bagno e alla qualità della connessione Wi-Fi, è altrettanto inevitabile che non si possa accontentare di trovare le solite quattro o cinque bottigliette in camera senza alcuna connessione con l’identità della struttura alberghiera. È questo il nodo cruciale: per dirla con le parole di Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Federalberghi, il mestiere dell’albergatore “non è vendere camere, ma esperienze autentiche e legate al territorio”. Dunque, nulla va lasciato al caso e ogni pezzo di quel complicato puzzle che è l’accoglienza diventa qualificante, rimanda a un messaggio e – perché no? – rappresenta un’occasione di profitto.
Alleanza con i produttori locali
All’Areadocks Boutique hotel di Brescia confermano un’attenzione ai prodotti del territorio tra reception e sei cocktail bar, ma soprattutto nell’assortimento del minibar nelle camere. “La nostra offerta – dice il CEO Alberto Marengoni – comprende una vasta gamma di prodotti regionali, permettendo agli ospiti di scoprire i sapori del territorio dai vini alle birre locali ai liquori artigianali, passando per succhi freschi e bevande analcoliche”. E non mancano progetti di co-branding con aziende locali, creando prodotti esclusivi come la linea cocktail firmata in collaborazione con la giovane Future Drink. Al Borgobrufa Spa Resort (Pg) dichiarano come filosofia una “alleanza” con i fornitori locali, anche nella selezione beverage del bar che include prodotti e spirits del territorio. Nel frigobar delle camere ci sono l’acqua Rocchetta e le birre artigianali umbre Flea e Fabbrica della birra di Perugia, mentre nell’Imperial suite si aggiungono il nettare di pesco biologico Il poggiolo e una selezione di spirits artigianali come gin Aquamirabilis, vodka Sanpeter, amaro 253 alle erbe. Tra i vini spiccano etichette umbre come Decugnano dei Barbi, Scacciadiavoli, Palazzone e Terre Margaritelli. Il Palazzo delle Pietre a Roma – un concept di Carlo Mazzi (ex presidente esecutivo di Prada) con 10 appartamenti dotati di cucina – offre un kit di benvenuto con vini, miele, marmellate. “La territorialità è fondamentale in ogni prodotto scelto – dicono dal management – l’olio è del frantoio di Sant’Agata d’Oneglia, confetture e miele biologici sono dell’azienda Verdania nella Sila, mentre i vini provengono dalla cantina della famiglia”.
House e mixology in camera
Al 7Pines Resort Sardinia a Baja Sardinia é interessante il servizio di House Bar che, all’interno di camere e suite, mette a disposizione degli ospiti un angolo bar con ingredienti, strumenti e ricette per realizzare cocktail a regola d’arte, da accompagnare all’Home Delivery studiato dallo chef Pasquale D’Ambrosio. Un servizio innovativo di room service smart ed ecosostenibile per un’esperienza gourmet nella privacy della propria camera. “L’offerta beverage, in camera come nei tre bar, mette in primo piano il territorio e i suoi ingredienti”, fanno sapere dal resort. E infatti nella drink list spiccano i signature a base di erbe aromatiche e spiriti dell’isola – dal gin Solo Wild al vermouth bianco Macchia. Il legame con il territorio – che viene sintetizzato come “Sense of Place” – sembra essere uno dei punti cruciali al Rosewood Castiglion del Bosco in Val d’Orcia. “Tutto ruota intorno al Sense of Place – dicono dal resort alle porta di Montalcino – Ad esempio, all’arrivo in villa l’ospite trova una selezione di prodotti del territorio accuratamente selezionati in dispensa: miele e formaggi di Montalcino, vino (ovviamente) di Castiglion del Bosco, composta di fichi antichi di Montalcino prodotta da Sangiolele”. Oltre ai sapori, c’è la parte beverage, per cui sia per le suite che per le ville è presente una selezione speciale di cocktail da poter miscelare direttamente nella propria accommodation. “Per esempio, è presente un set per creare il Negroni in autonomia – spiegano – per cui c’è sicuramente un trend nel lasciare l’ospite libero di ‘giocare’ o inventarsi barman per la giornata”. I prodotti utilizzati sono il tuscan vermouth, il london dry gin e il tuscan bitter di Winestillery, una realtà di Gaiole in Chianti. Nei minibar nelle suite, oltre a una selezione di analcolici, è presente naturalmente una selezione di vini di Castiglion del Bosco e Tenuta Prima Pietra.
Spirits e vino in private label
Come anticipato nel precedente articolo di questo dossier, ci sono hotel che scelgono di avere un distillato (soprattutto gin) in private label per racchiudere in una bottiglia l’esperienza del territorio. All’Hotel de la Poste di Cortina sono di casa due spirits che sono stati pensati dalla proprietà proprio per valorizzare la liaison con la regina delle Dolomiti. Il Cortina Mountain Gin e la Cortina Ice Vodka nati da un’idea di Gherardo Manaigo, proprietario dell’hotel, sono due distillati ideati per raccontare al meglio i profumi e il paesaggio delle Alpi. “Il Cortina Mountain Gin, prodotto artigianalmente in small batch da giugno 2021 in edizione limitata, ha raccolto fin da subito l’apprezzamento di estimatori, clienti storici e pure dai barman che hanno potuto mettersi alla prova con le botaniche uniche che caratterizzano questo gin”, rimarca Manaigo. E pure la Cortina Ice Vodka, realizzata con doppia distillazione da acqua delle Dolomiti, è un pezzo di esperienza per gli ospiti.
Nasce invece dalla grande passione del patron Manfred Volgger per liquori, distillati, gin e birre artigianali il progetto autoctono e homemade del wellness hotel Gassenhof in Val Ridanna, tra grappe e gin bradizzati. Al 5 stelle Canne Bianche, nel brindisino, da due anni offrono agli ospiti il gin brandizzato Il Botanico e con Nio Cocktail realizzano dei cocktail ready to drink personalizzati.
Un segmento che invece sembra finora non aver approfittato della spinta sul co-branding come strumento di valorizzazione del rapporto radicato con il contesto è quello del vino. Se infatti è abitudine (fortunatamente) diffusa negli hotel avere in evidenza etichette di territorio e se sono sempre di più le aziende vitivinicole che investono sull’ospitalità, dando vita a wine resort e wine hotel, quello del private label o del co-branding è un territorio ancora abbastanza inesplorato. Su scala internazionale gli esempi non mancano: dal Loisium Wine Resort in Champagne, che propone nel frigobar etichette personalizzate su bollicine prodotte dalla maison Ayala, alla linea Taj Private Label Wines lanciata dall’omonima catena grazie ad accordi con produttori italiani e neozelandesi. Significativa la concentrazione di progetti in Singapore: dalla linea M Wines proposta al ristorante dell’Orchard Hotel, frutto di un private label voluto dalla proprietà Millennium Hotels and Resorts, alle etichette create in partnership con la cantina cilena Montes Alpha per il Mandarin Oriental’s, fino al prestigioso private label di Champagne Barons de Rothschild per il The Ritz-Carlton, Millenia Singapore. Anche in nord America non mancano le partnership: dalle atichette della Cantina Roganto per Waldorf Astoria Los Cabos Pedregal in Messico alla produzione limitata firmata Pride Mountain Vineyards in Napa Valley per l’Hotel Domestique in South Carolina. Un trend che potrebbe estendersi anche all’Italia.