Molti wine lovers erano convinti, come evidenziato a suo tempo da una ricerca di mercato, che il Prosecco Rosé esistesse già. In realtà c’erano le cuvée rosé di marchi noti per il Prosecco, anche a base Glera, ma non potevano essere definite Prosecco Rosé perché il disciplinare della doc non lo prevedeva. Il cambiamento del disciplinare risale allo scorso anno, è stato chiesto solo dalla doc (il Conegliano Valdobbiadene docg non lo ha voluto) e ora, con l’approvazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 28 ottobre 2020, si è concluso il percorso comunitario per il riconoscimento della tipologia rosé. “Pertanto, da ora, sarà possibile esportare e commercializzare il Prosecco doc rosé anche nei mercati esteri”, afferma il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco doc, Stefano Zanette.
Venti milioni di bottiglie hanno quindi iniziato a varcare le frontiere per essere destinate nei principali mercati di consumo della bollicina più venduta nel mondo. E in parte sono già state distribuite entro i confini nazionali tra horeca e grande distribuzione. Da disciplinare, il Prosecco rosé potrà essere solo millesimato ovvero da singola annata, senza blend di annate precedenti, e di conseguenza dovrebbe porsi leggermente sopra la media di prezzo del “normale” Prosecco doc. L’uvaggio prevede in prevalenza Glera, l’uva base del Prosecco, con una quota di Pinot nero compresa fra il 10% ed il 15% e con indicazione in etichetta dell’annata. Il disciplinare impone anche un affinamento di almeno 60 giorni prima che possa essere messo a disposizione del consumatore.
“Dei 486 milioni di bottiglie prodotte di Prosecco, circa l’80% prende la via dell’export e, grazie al riconoscimento europeo, si stima che le vendite troveranno maggiore stimolo e vigore in questo ultimo trimestre del 2020. Mi congratulo con quei produttori che si sono dimostrati prontissimi ad afferrare questa opportunità, impegnandosi fin da subito per non farci cogliere impreparati”, ha aggiunto il presidente Zanette.
Nel frattempo, si profila un’altra novità nel mondo Prosecco. In settimana verranno avviati i primi test per definire le tipologie da riservare ai produttori del territorio triestino e in particolare alla menzione Prosekar. “Un’opportunità che guarda a un territorio dalle indubbie potenzialità, da condividere con un numero sempre maggiore di produttori locali”, sottolineano dal Consorzio di tutela. La produzione doc riguarda infatti cinque province del Veneto (Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza) e tutte le province del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine).