Sperimentazione, ricerca della qualità e innovazione sono i tre pilastri di Farina Wines, realtà della Valpolicella Classica, attiva da oltre un secolo e specializzata nella produzione di amarone e altri vini rappresentativi del territorio. Per la cantina, lo scorso anno ha dato i suoi frutti, archiviando una fatturato di 9 milioni di euro, contro gli 8,2 milioni dell’esercizio precedente, a +9 per cento.
“Ogni anno registriamo una crescita dal 7 al 12 per cento, ma l’obiettivo oggi è mantenere il fatturato dell’anno scorso e consolidare la nostra performance”, ha dichiarato Claudio Farina che, insieme alla cugina Elena Farina, dirige l’azienda come CEO e direttore commerciale. “Quest’anno si sta rivelando abbastanza complesso, soprattutto per via del mal tempo che ha caratterizzato i mesi di maggio e giugno, portando meno turisti nella nostra zona del Lago di Garda o nelle vicine città di Verona e Venezia, e di conseguenza meno lavoro”.
La cantina fa focus anche sull’enoturismo, organizzando visite e tour, oltre ad avere una Wine Boutique, dove degustare i vini accompagnati da una selezione di prodotti gastronomici. Si affianca a questo spazio la colombaia, recentemente restaurata, dedicata a degustazioni ed eventi aziendali.
In termini geografici, è l’estero a guidare le vendite, contando circa il 60%, contro il 40% del mercato domestico. “Vogliamo mantenere questa quota, consolidando i nostri mercati e diffondendo sempre di più la nostra filosofia: noi siamo un’azienda storica che produce vini, che sottolineo non sono biologici, ma vengono creati in modo sostenibile. Stiamo lavorando proprio su questo concetto: acidità, struttura e profumi devono avere lo stesso equilibrio”.
La crescita di fatturato dello scorso anno è stata trainata principalmente dai tre prodotti di alta gamma in portfolio, venduti esclusivamente nel canale Horeca: Famiglia Farina Amarone della Valpolicella Docg Classico, Mezzadro alla Fontana Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva e Alessandro Valpolicella Doc Classico Superiore. Questi tre prodotti, “che rientrano nella nostra luxury box ‘Quintessential Valpolicella Classica’ ci stanno portando veramente ad avanzare sia a livello di brand che a livello economico”, continua il CEO.
Ma non solo. In portfolio emergono anche alcuni bianchi veronesi – Custoza, Lugana e Soave -, “le cui vendite sono incrementate lo scorso anno del 25% e che vengono prodotte per noi da altre aziende in quanto non possiamo vinificare il bianco qui in Valpolicella”. A questi si affiancano, infine, la grappa di Amarone e di Recioto, prodotte da Maschio a cui vengono consegnate le vinacce di Farina.
Ad oggi la cantina produce 1,3 milioni di bottiglie all’anno. “Siamo convinti che le quantità ‘più giuste’ per noi di produzione siano quelle attuali. Un incremento non rientra nel nostro focus, quanto piuttosto continuare a migliorare la qualità, consolidare la nostra clientela e collaborare con l’Università di Verona e con i nostri tecnici in azienda”.
Nel 2016 la cantina ha infatti iniziato una collaborazione con la facoltà di enologia dell’Università di Verona avviando uno studio sul ruolo dell’ossigeno e il suo impatto sul vino. Il progetto è finalizzato allo sviluppo di protocolli sulla vinificazione atti a migliorare la tenuta dei vini all’ossidazione, limitandone il fabbisogno di solfiti. “Lavoriamo quotidianamente con una risorsa mandataci dall’università che viene finanziata anche da noi e che lavora 12 mesi su un progetto, per poi cambiarlo una volta terminato”, conclude Farina.