Si delinea sempre meglio il nuovo corso di Temakinho sotto Mutares, fondo tedesco che, a febbraio scorso, ne ha acquisito la proprietà da Cigierre. Il piano industriale prevede di incrementare il numero di ristoranti nell’arco dei prossimi quattro anni, aprendone 10, di cui uno diretto (nel 2027) e nove in franchising tra il 2025 e il 2027. Questi si svilupperanno tanto nelle città quanto nelle località vacanziere, italiane e straniere.
“Vogliamo portare Temakinho nelle principali città italiane, soprattutto al sud, per esempio a Napoli, Roma, Bari, Catania, ma anche nelle località turistiche di un certo peso, come Forte dei Marmi, Santa Margherita, la costiera romagnola, Taormina, dove potremo intercettare la clientela che già conosce il nostro brand”, racconta a Pambianco Wine&Food Fabrizio Pisciotta, CEO e azionista di minoranza di Temakinho, nonché co-founder dell’azienda insieme a Linda Maroli, in carica come consulente dell’azienda per la supervisione dell’innovazione e del design.
Verrà inoltre sviluppato il format Palma’s by Temakinho, ad oggi presente solo all’aeroporto di Fiumicino.
Attualmente, la catena fondata nel 2012 e basata nel capoluogo lombardo conta 10 ristoranti diretti dislocati tra Milano, Roma, Bologna e Firenze, a cui si aggiungono quattro locali in franchising, di cui due nell’aeroporto di Roma Fiumicino, uno a Milano Linate e uno a Lione in Francia che “verosimilmente prenderemo in gestione diretta”.
Nel frattempo, il gruppo è impegnato a strutturare il proprio progetto di delivery premium che verrà implementato a settembre. Si tratta di un servizio dedicato al corporate, e quindi per aziende e studi professionali, che verrà realizzato proprio da Temakinho in tutte le città in cui il ristorane è presente. “Diventerà un canale commerciale importante”, chiosa Pisciotta. Ad oggi, la delivery b2c è invece operata da servizi esterni e non supera, in termini di incidenza sui ricavi, il 15 per cento.
Un piano di rilancio è riservato anche all’attività di catering, condotta da Temakinho con il proprio truck con cucina e postazione bar.
“Noi la chiamiamo Temakinho 3.0 – prosegue il CEO – e rispetta dei pillar ben definiti: in primis, riportare la customer experience al centro dei nostri ristoranti, con intrattenimento e musica dal vivo e innalzamento del livello di servizio. Ci apriremo, inoltre, al mondo vegano con proposte plant based. Questo approccio green vedrà il suo culmine nel ristorante milanese sui Navigli, in cui la proposta veg arriverà a rappresentare il 50% dell’offerta totale, mentre negli altri ristoranti avrà una finestra inferiore ma comunque decisamente importante”.
In termini economici, “il piano industriale riporterà Temakinho ad avere un ebitda double digit”, conclude Pisciotta.