Non serve nascondersi dietro un calice. Preferibile invece analizzare oggettivamente la situazione e riconoscere che, in questo momento, la situazione di mercato non è semplice e desta perplessità. Ma proprio per questo è necessario riordinare le idee ed allineare i giusti tasselli per una strategia che possa adeguatamente farvi fronte. Si muove su questa direttiva il pensiero di Valentino Sciotti, fondatore e amministratore delegato di Fantini Wines, che inquadra l’andamento attuale del business vinicolo con termini eloquenti.
“Lo scenario congiunturale è e rimarrà purtroppo difficile fino al 2025”, prevede con un pizzico di rammarico l’imprenditore, per poi però rilanciare con altrettanta certezza quelli che sono gli obiettivi prioritari della cantina. Obiettivi raggiungibili anche quando, per l’appunto, il percorso di crescita e sviluppo presenta tratti accidentati. “Di fronte a un contesto non particolarmente idilliaco come quello attuale, puntiamo su alcuni fattori quali un forte consolidamento della nostra identità, che presuppone anche il mantenimento di un buon rapporto qualità prezzo (senza quindi rivedere al ribasso i listini), un allargamento della nostra posizione all’estero, oltre a riaffermare la posizione nell’on-trade e cogliere tutti i trend mutevoli dei consumatori di vini a livello internazionale”.
Pianificata la strategia, si fanno i conti. “Abbiamo chiuso il 2023 registrando un fatturato in flessione del 4,5% e pari a 85 milioni di euro, ma ottenendo un miglioramento sui margini operativi lordi dal 21,62% al 21,95%”, rende noto il numero uno della cantina con sede a Ortona (Ch) che quest’anno festeggia i suoi primi trent’anni di attività. “La mia previsione è archiviare la stagione in corso con ricavi pressoché simili. La crescita del Mol è un dato importante ottenuto grazie a un efficientamento dei costi di supply chain e dell’area industriale, ma anche razionalizzando il portafoglio prodotti con benefici nel costo dei materiali secchi e una migliore gestione dell’acquisto delle uve. L’incremento della marginalità ci ha consentito di evitare di ricorrere a tagli sia sul commerciale che sulle spese di marketing”.
L’analisi del bilancio prende poi in considerazione la volontà di rilanciare il canale ritenuto più ‘insito’ nella natura di Fantini Wines, ovvero l’Horeca che, come lo stesso Sciotti sostiene, sta riconquistando quote di mercato perse nei confronti della Gdo durante il Covid. Il fuori casa torna quindi prioritario. Discorso che vale per l’Italia, ma che non passa inosservato all’estero dove la cantina realizza la quasi totalità delle revenue.
“La nostra offerta è principalmente concentrata sull’export, voce che genera il 96% delle vendite globali”, dichiara Sciotti. “All’estero, la scelta è stata quella di mantenere un buon rapporto prezzo-qualità in maniera tale che i nostri vini siano fruibili su ampia scala. Scelta che rivendichiamo e confermiamo anche quest’anno perché riteniamo insensato limare il prezzo facendo scendere la qualità”. E sempre guardando oltre i confini italiani, il 2024 ribadirà i capisaldi delle manovre legate all’export di Fantini Wines che opera attualmente in 90 mercati stranieri. Una presenza capillare che ha un significato mirato, come spiega sempre l’amministratore delegato della cantina abruzzese: “Allargare sempre più i mercati di esportazione è uno dei nostri principali asset, in modo da poter ammortizzare meglio eventuali crisi localizzate che si possono verificare per ragioni politiche o economico-finanziari. Attualmente i nostri approdi principali sono Germania, Svizzera, Belgio, Canada e Olanda, ma nel nostro obiettivo per i prossimi anni abbiamo come focus principale Cina, Stati Uniti, Russia e paesi ex dell’ex Unione Sovietica”. Un passaggio, quest’ultimo, che ovviamente prescinde da un ritorno alla normalità del contesto geo-politico attualmente funestato dal conflitto militare.