È l’Italia il primo mercato estero per volumi di Bruno Paillard che, nel Belpaese, è distribuito da Cuzziol Grandi Vini. Il sodalizio imprenditoriale e affettivo tra Bruno Paillard, owner della omonima maison di Reims, e la realtà veneta festeggia proprio nel 2024 i 25 anni e lo fa brindando con una prima assoluta, l’Extra Brut Millésime Blanc de Blancs 2014, presentato negli scorsi giorni.
“L’avventura con Paillard è iniziata nel 1999″, ricorda Luca Cuzziol, amministratore unico dell’azienda di Santa Lucia di Piave. “Con Bruno abbiamo sempre condiviso le gioie dei numerosi obiettivi raggiunti, portando sul mercato italiano non solo le etichette più affermate ma anche ogni sua nuova creazione. Ad oggi distribuiamo oltre 100mila bottiglie su una produzione complessiva della maison di 400mila, per un valore che si aggira intorno ai 5 milioni di euro, il che porta il mercato Italia di Paillard allo stesso livello di quello domestico per numero di bottiglie vendute”.
Un risultato di notevole importanza per la famiglia Cuzziol che da anni è uno dei player più affermati nel panorama della distribuzione dei vini di prestigio. Con un fatturato di oltre 25 milioni di euro nel 2023 (+4,9% rispetto al 2022) e un ebitda all’11%, l’azienda vanta un portafoglio di quasi settemila clienti su tutto il territorio nazionale distribuendo oltre 130 marchi (tra italiani ed esteri) per un totale di circa due milioni di bottiglie consegnate nel 2023.
Il solido legame con la maison francese si ritrova anche nell’attuale assetto societario della Cuzziol Grandi Vini che vede il 75% del capitale in mano alla originaria Cuzziol SpA ed il restante 25%, equamente diviso tra due soci piuttosto noti: Luciano Benetton e Bruno Paillard appunto.
“Con Luca e la sua famiglia non c’è solo una grande amicizia ma anche profonda e reciproca stima”, spiega Bruno Paillard. “Prima di lui ho collaborato con un altro amico e celebre produttore italiano, Angelo Gaja che è stato il primo a portare il mio vino in Italia. Noi produciamo circa 400mila bottiglie ogni anno, ovvero numeri molto piccoli se paragonati a quelli dei grandi brand della Champagne, tanto che potremmo definirla una produzione artigianale. Abbiamo fatto grandi investimenti nel nome di una viticoltura sostenibile e a difesa del territorio che ci ospita azzerando di fatto la chimica sia in vigna che in cantina”.
Dunque, “piccoli numeri” ma di grande e riconosciuto valore per l’azienda di Reims, oggi gestita dalla figlia Alice, che realizza otto etichette nei 25 ettari di vigneti posti in diverse parcelle distribuite su 19 cru (di cui sei grands cru e cinque premiers cru) nelle zone più note e famose della Champagne, ovvero Montagne Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs e Les Riceys.