Per Giò Porro c’è diversa ‘carne al fuoco’. La realtà valtellinese che si dedica alla lavorazione della bresaola premium nel 2024 vuole concentrarsi sull’export, sul consolidamento della posizione premium e sullo sviluppo dei canali di vendita Horeca e hotellerie.
Nello specifico, oggi l’estero conta il 20% delle vendite, “ma sicuramente vogliamo crescere ancora di più”, ha raccontato Elena Pedrana, CEO e founder di Sep Valtellina – società di produzione che fa capo a Giò Porro – a Pambianco Wine&Food. Infatti, il marchio ha appena ottenuto la certificazione Kosher, per il mercato ebreo, oltre a tutte quelle già presenti in portfolio come la Ifs (International Food Standard) e Brc (British Retailer Consortium).
All’export si affianca la volontà di consolidare la propria posizione premium sul mercato, “su cui abbiamo cominciato a lavorare già da tempo, e, in particolare, sul riconoscimento del nostro marchio”, continua Pedrana. “I clienti ci contattano chiedendo la ‘Giò Porro’, non la ‘bresaola’ e questo è già un ottimo risultato per noi”.
Tra i progetti del marchio valtellinese è presente anche lo sviluppo del canale hotellerie, che funziona soprattutto all’estero. A tal proposito quest’anno “abbiamo organizzato un evento al Nh Hotel di Milano Fiera, dedicato al mondo hotellerie dei 4/5 stelle con l’obiettivo di introdurre nelle loro cucine i nostri prodotti certificati, ad esempio Kosher, dedicati alla clientela che ha determinate esigenze”. Si aggiungono anche il canale Horeca, che vogliamo “sviluppare ancora di più dopo le difficoltà degli anni di pandemia”, e la Gdo, ma solo di nicchia.
Il 2023, intanto, “è andato molto bene e abbiamo lanciato due nuovi prodotti nel mondo della tartare, uno in collaborazione col Miele Ambrosoli, l’altro con Urbani Tartufi, quindi ci stiamo diversificando. Abbiamo anche lanciato la bresaola di Chianina, quindi 100% carne italiana, e stiamo sviluppando un progetto sulla bresaola di Fassona”.
A livello di numeri, la realtà valtellinese chiude il 2023 in crescita con ricavi pari a tre milioni di euro, contro i 2,5 milioni del 2022.