Cadis 1898 chiude l’esercizio 2022-23 con fatturato e utili in decrescita. La realtà precedentemente conosciuta come Cantina di Soave ha archiviato l’anno con un fatturato di 141,3 milioni di euro, in lieve calo sui 143,8 milioni di euro del 2021-2022 (esercizio chiuso con un aumento del 16 per cento), di cui il 64% generato dal mercato domestico.
Le vendite a marchio rappresentano il 55% dei ricavi, mentre le private label coprono il restante 45 per cento. Tra prodotto confezionato e sfuso, la ripartizione è rispettivamente 52% e 48% del fatturato. L’imbottigliato, nello specifico, ha visto un calo del 2% in volume a fronte però di una crescita del 6% in valore.
L’utile di esercizio è di 304mila euro, in negativo rispetto ai 477mila euro dell’esercizio 2021-2022. Il patrimonio netto è aumentato arrivando a sfiorare i 73 milioni di euro, mentre il cash flow operativo è di 7,8 milioni di euro. L’indebitamento nei confronti delle banche negli ultimi due anni si è ridotto da 35,9 milioni di euro a 20 milioni di euro.
La liquidazione destinata alla remunerazione delle uve conferite dai soci viticoltori ammonta a 64 milioni di euro.
Gli investimenti nell’ultimo esercizio sono stati pari a 5,7 milioni di euro e sono stati destinati a: l’installazione di un impianto fotovoltaico negli impianti di viale della Vittoria in grado di produrre il 20% del fabbisogno complessivo dell’insediamento; l’installazione di 21 serbatoi in acciaio inox a Montecchia di Crosara e l’ampliamento del fruttaio San Martino a Tregnago.
“La nostra è una realtà sana, con conti in ordine, che può guardare con fiducia al futuro nonostante le criticità degli ultimi anni e i nuovi ostacoli che emergono”, afferma il direttore generale Wolfgang Raifer. “Sull’intero comparto vitivinicolo, pendono diverse problematiche, ad esempio: la recessione della Germania, un mercato dove l’export di vino italiano ha sempre trovato grandi spazi e l’aumento dei costi di produzione che non è più possibile far ricadere sul consumatore finale. A tutto ciò si aggiunge anche un aspetto culturale da non sottovalutare e su cui occorre lavorare profondamente: il vino deve essere comunicato non più come una semplice bevanda ma come un alimento e come tale deve essere consumato e gestito in maniera adeguata”.