Canella scommette sull’aperitivo che, da quest’anno, non solo si conferma già pronto ma si presenta anche analcolico. L’azienda fondata a San Donà di Piave (Venezia) nel 1947 ha infatti portato sul mercato il Bellini 0°, la versione analcolica del celebre aperitivo realizzata con i medesimi ingredienti ma senza la presenza di alcol grazie a un particolare processo di estrazione.
“In questo momento – racconta a Pambianco Wine&Food Tommaso Canella, terza generazione della famiglia alla guida dell’azienda – il comparto ready to drink sta crescendo molto e vogliamo approfittarne forti di 35 anni di esperienza nella categoria. Puntiamo molto su questa tipologia di prodotto e ci auguriamo che la divisione aperitivi arrivi a pesare, in termini di fatturato, più del prosecco”.
Per Canella gli aperitivi valgono attualmente il 50% dei 13 milioni di euro di ricavi nel 2022, di cui il 70% rappresentato dal Bellini classico, seguito a pari merito da Rossini, Mimosa e Puccini. L’altra metà del fatturato è invece generata dai vini spumante, in primis dal Prosecco Docg extra dry, distribuiti nel canale Horeca. Per l’anno in corso, le “previsioni di crescita della categoria aperitivi sono buone e, nel complesso, dovremmo arrivare a collocarci tra i 13 e 14 milioni di euro di fatturato”.
Per il momento il Bellini 0° è disponibile nel canale Gdo, in quanto va ad affiancare gli altri aperitivi del marchio, ma in cantiere c’è un progetto anche per l’Horeca. “Per il mondo Rtd – spiega Canella – l’Horeca rappresenta un grande scoglio in quanto i bartender vogliono poter fare da sé i cocktail. Ma in un momento caratterizzato dalla penuria di personale nel fuori casa, la nostra tipologia di prodotto potrebbe trovare un via di sviluppo favorevole”.
In termini geografici, il prodotto è presente, oltre che in Italia, anche in Paesi quali Scandinavia, Estonia, Lettonia e “attualmente stiamo lavorando per entrare nelle groceries in America e Canada”. Con la tipologia analcolica, si aprono inoltre “si aprono molte porte anche nel mondo arabo”. In generale, l’estero genera il 60% dei ricavi dell’azienda veneta soprattutto grazie a Stati Uniti, Austria, Germania e Giappone.