Sempre più spesso hotel e ristoranti utilizzano spiriti (talvolta autoctoni) in private label come amenities e per avere uno storytelling più accattivante. Ma come spiega Fadda (Spirito Autoctono) è anche una questione di marginalità.
Distillerie e liquorifici, soprattutto di taglia micro, crescono a due cifre in Italia. Stando alle elaborazioni su dati di Distillo Expo presentate da Spirito Autoctono – la guida agli spirits italiani edita dal Touring – il numero di distillerie in Italia dopo la pandemia ha infatti registrato un incremento superiore al 20 per cento. A trainare le nuove aperture, che riguardano soprattutto progetti di microdistillerie, è il fenomeno del conto terzi, in larga parte legato alla cosiddetta “gin craze” che oggi ha portato alla presenza di circa un migliaio di etichette made in Italy, destinate a raddoppiare nei prossimi anni.
Sì, perché farsi produrre un distillato su misura è oggi un fenomeno in ascesa esponenziale. E se nel mondo della grappa tutto sommato esiste da sempre una circolarità tra aziende vitivinicole e distillerie – le prime forniscono vinacce che le seconde trasformano, garantendo di ritorno un piccolo quantitativo di bottiglie a marchio – oggi il private label consente a una maison della moda di avere in portafoglio un superalcolico sofisticato o a una compagnia teatrale di aggiungere un’etichetta speciale al proprio merchandising. È però l’Horeca a esser stata travolta dalla ‘moda’ dello spirito cucito su misura.
Spinta positiva per le distillerie
Viene da chiedersi perché questo processo stia prendendo una curva crescente così accelerata. “Innanzitutto perché nel mondo spirits il private label è spinto dalla possibilità prevista per legge di non citare il produttore, ma solo il codice accisa – chiarisce Francesco Bruno Fadda, direttore di Spirito Autoctono – e questo permette alla personalizzazione di essere pressoché totale. Questo non avviene nel mondo del vino, nel quale peraltro i produttori di eccellenza non farebbero mai imbottigliamenti conto terzi. Le distillerie di primo piano, invece, lo fanno senza problemi senza doverci mettere il nome in evidenza. E peraltro in questo modo smaltiscono eventuali eccedenze”. Ci sono poi gli specialisti del private label che offrono prodotti cuciti su misura dell’hotel o dell’azienda come Cillario & Marrazzi, che propongono una consulenza a 360 gradi su prodotto, brand, marketing come The Spiritual Machine o che permettono di costruirsi un proprio progetto su misura anche in piccoli lotti come Mosaico Spirits (che spinto dal crowdfunding ora punta a scalare il modello a livello globale).
La domanda cresce e le realtà emergenti – secondo le proiezioni Distillo Expo – orientano i due terzi della propria previsione di produzione.
Strumento di branding
I clienti sono di segmenti di mercato molto diversificati, già nel mondo Horeca. Si va dalla Tonino Lamborghini, che oltre a profumi, smartphone, rubinetteria e moda, per i ristoranti e gli hotel del gruppo nel mondo si è fatta modellare un gin su misura, all’osteria veneziana El Bacaro di Mirano che ha scelto i triestini Piolo & Max per un gin capace di gratificare la passione della titolare e di giocare sul marchio. E ancora lo chef Giancarlo Morelli ha voluto il gin Gian e l’Hotel de la Poste a Cortina gioca di vodka e gin. “Potrebbe sembrare solo una questione di vanità – osserva Fadda – ma per esempio l’hotel trasla sugli spirits la personalizzazione delle amenities, facendone merchandising a sostegno del brand (come i piatti del Buon ricordo un tempo). E poi per il bar, l’hotel, il ristorante un distillato in private label costa meno e dunque alza i margini”.
Amenities e territorio
Nel mondo hotellerie il distillato self-made diventa proposta identitaria. Il Four Seasons Hotel Milano ha presentato il suo Stilla Gin. Lo si può degustare allo Stilla Bar dell’hotel, dove è inoltre possibile acquistarlo per un regalo o come ricordo. Alla base del progetto, la volontà di Four Seasons Hotel Milano e del bar manager Luca Angeli di distinguersi nel mercato “con un prodotto fuori dal comune, grazie alla sua artigianalità ricercata, ideale per collezionisti di distillati rari e per avventurosi gastro-entusiasti”.
Con quattro botaniche valdostane ispirate proprio al nome dell’hotel e distillazione in altura con acqua dalle sorgenti del Monte Bianco, Stilla viene proposto come prodotto da altitudine record, con uno storytelling intrigante. “La richiesta di nuovi spirits è costante e legata soprattutto alla territorialità – evidenzia Angeli – si ricercano prodotti innovativi e legati al territorio. Siamo fieri di proporre un prodotto tutto nostro”. Che non rimarrà il solo, ma “vuole essere il primo di una serie di referenze esclusive Four Seasons che identifichino la qualità che andiamo a proporre ai nostri ospiti”.
Mixology e cadeau
Anche l’Hotel Principe di Savoia di Milano ha voluto giocare la carta del Principe Gin, prodotto sartoriale realizzato dallo storico partner Cillario & Marazzi. Una bottiglia e un’etichetta di design, curata dall’artista londinese Jordan Nelson, accompagnano un gin che non esce in distribuzione, ma può essere consumato al bar e acquistato esclusivamente dall’hotel (anche nello shop online)
È stato proprio Confalonieri a spingere per questa svolta, selezionando il blend di botaniche e creando una drink list di quattro signature, studiata per valorizzare il distillato in abbinamento alle creazioni dello chef Alessandro Buffolino al Ristorante Acanto. E il packaging accattivante è dedicato a chi sceglie di acquistarlo come cadeau in ricordo di un piacevole soggiorno.
Spiriti alpini per marketing territoriale
Sulle Alpi gli spiriti autoctoni diventano uno strumento di marketing territoriale. Sono nati in seno all’Hotel de la Poste, ma il Gin Cortina e la Vodka Cortina si propongono come ambasciatori della ‘perla’ delle Dolomiti. “Quest’estate, con i nostri Cortina Spirits, raggiungeremo alcune località turistiche italiane anche di mare – riferisce il patron Gherardo Manaigo – entrando nelle ginerie e nei cocktail bar, creando un ponte con Cortina. Attraverso un’attenta politica di distribuzione puntiamo a veicolare la nostra brand identity, associandola a momenti di piacere e di svago”. Per questo etichette e confezioni richiamano, con un’estetica vintage, l’immagine della località alpina.
Nasce invece dalla grande passione del patron Manfred Volgger per liquori, distillati, gin e birre artigianali il progetto autoctono e homemade del wellness hotel Gassenhof in Val Ridanna. La struttura altoatesina propone infatti ai propri ospiti un viaggio sensoriale alla scoperta dei segreti e dei trucchi della distillazione. Volgger ha attivato una distilleria a breve distanza dall’hotel. “Mi sono appassionato a questo mondo in modo graduale – spiega – cimentandomi nella produzione di grappe, liquori e gin. Anzi, sono proprio i gin la parte più originale della mia produzione”. La selezione di prodotti è vasta: dai liquori (alla frutta e alle erbe) alle grappe aromatizzate con frutti o monovitigno di Gewürztraminer. Ci sono poi tre declinazioni del suo ArGINtum, in versione Slow, London Dry Gin e Navy strength Gin. Manfred Volgger ci tiene a lasciare il segno e ogni visita termina con una degustazione. “Dopo anni di distillazione di grappa – spiega – ho voluto provare a fare qualcosa di diverso, sperimentando e la selezione va ad arricchire una già ottima esperienza culinaria”.
Lo chef ci mette la faccia
Chef poliedrico, già stellato, Giancarlo Morelli ha presentato nel 2022 anche un gin su cui ha messo la faccia e il nome: Gian. “È frutto di una ricerca iniziata più di 15 anni fa – racconta – Abbiamo lavorato sul bicchiere, sul ghiaccio, sui garnish fino all’acqua tonica e infine a questo gin che deve essere il punto di partenza per un drink che accompagna il relax o può essere accompagnamento a una cena”. Dall’idea appassionata (pre-moda) alla realizzazione, il passo si è compiuto. “Per questo gin – riferisce – avevo bisogno di qualcuno che ci credesse e che fosse disposto a seguire, creare e distillare un prodotto con i profumi e il gusto che avevo in mente, secondo la ricetta che avevo creato e le botaniche che volevo venissero impiegate. I ragazzi di The Spiritual Machine che si sono dimostrati disposti a seguirmi e accompagnarmi nella creazione di quello che doveva diventare il mio gin, che oggi è il Gian”. L’abbinamento è con la cucina di Morelli, in particolare con la selvaggina. Il design della bottiglia, curato da Enrico Belloni, ne fa un prodotto che si distingue nella bottigliera dei bar.