Non dà cenni di rallentamento la richiesta di tartufo, tanto che Urbani Tartufi, player umbro da 60 milioni di euro di ricavi nel 2021, ha messo a segno una crescita del 38% nei primi nove mesi dell’anno. Un rialzo a cui hanno concorso, così come raccontato a Pambianco Wine&Food dalla presidente Olga Urbani, tutti i canali e tutti i 75 Paesi in cui l’azienda è presente, fatta eccezione per gli Stati Uniti, “la cui risposta, contrariamente a quanto mi potevo aspettare, vista anche la forza del dollaro, è la più debole, quasi come se il mercato fosse in una sorta di attesa”.
L’America, dove l’azienda ha otto filiali e la divisione ad hoc Urbani Truffles, è il primo mercato per Urbani Tartufi, il cui giro d’affari dipende per l’80% dall’estero. Seguono l’Europa e l’Asia che “comincia a diventare un mercato importante” con l’apertura delle prime filiali nell’area, tra cui in zone quali Manila e Bangkok.
L’azienda è basata a Sant’Anatolia di Narco, in provincia di Perugia, dove trova casa anche uno dei due stabilimenti produttivi. Qui avviene il controllo e la pulizia del tartufo, una parte del quale viene poi utilizzata per il canale ristorazione, come fresco, e l’altra parte per la lavorazione e trasformazione industriale.
A livello di canali, infatti, l’industria è al primo posto per incidenza sui ricavi con una quota pari al 30%, seguita da Horeca e retail. Il tartufo fresco genera da solo il 40% del fatturato e tra le grandi criticità di quest’anno, da aggiungersi a “guerra, rincari e assenza di materie prime”, c’è anche la sua assenza, complici condizioni climatiche sfavorevoli.
Proprio per sopperire al forte calo di produzione naturale di tartufo, nel 2017 la sesta generazione dell’azienda, rappresentata dai figli di Olga Urbani, ha lanciato Truffleland. Il progetto serve a dare vita a nuove tartufaie attraverso la coltivazione di piante micorrizate. Un progetto che accompagna gli agricoltori dalla semina alla vendita – a Urbani Tartufi – del prodotto.
Nonostante la penuria di tartufi e la critica condizione geopolitca, Olga Urbani rimane ottimista e, se le condizioni dovessero migliorare, “non escludo di poter mantenere lo stesso trend di crescita dei nove mesi anche in chiusura d’anno”. Anno in cui, tra l’altro, Urbani Tartufi celebra i 170 anni dalla fondazione dell’azienda, la cui storia è raccontata nel Museo del Tartufo di Scheggino, provincia di Perugia, che, con sede all’interno del primo stabilimento creato alla fine dell’800 proprio da Paolo Urbani, accoglie ogni anno 10mila visitatori.